Tsunami industriale

24203836a01aca2eaa5cc023cb6c76b3Come ho già detto, con Dario Caselli qualche volta dissento, qualche volta concordo.

Questa è la faccia della Concordia (e lo scrivo maiuscolo, perché è l’immagine dell’Italia di oggi, direi la specialità della casa: far diventare farsa quella che nella sostanza è tragedia). Ho letto il suo bellissimo articolo L’Italia in vendita e vorrei che cominciassimo seriamente a riprendere, approfondendo, ma soprattutto diffondendo i concetti espressi. Ricapitolando, in Italia ormai non c’è più impresa e quella poca è pubblica, che di default vuol dire comandata dagli amici dei politici, quelli che da noi sono supermanager, e come tali li paghiamo, ma che nessuno ci vuole portare via. Ditemi chi ha cercato Profumo, Moretti ( tra l’altro i migliori) e tutti quelli che sono o sono stati a capo dei grandi gruppi italiani. Poiché non c’è più grande impresa, la piccola e l’artigianato languono, stentano e vengono trattati da terzo mondo dalle ditte estere che comparano i nostri prezzi con quelli rumeni, bulgari, quindi chi campa, sempre meno, é alla fame e SENZA prospettiva di crescita. La politica di contro non si accorge di nulla e continua a darsi stipendi che non solo il nostro paese non può permettersi, ma che non riuscirà a sopportare ancora per molto. Già come con Berlusconi, arrivano al toscanello fumoso (anche un po’ fumino) messaggi allarmati dalla BEI e dal FMI. Ma lui come l’altro compare di merende (siamo in terra toscana no?) fa finta di non capire. Se continuerà a fare orecchie da mercante i nostri BTP rischizzeranno alle stelle come quattro anni fa e i membri (in senso letterale nei due significati) duri della CE ci faranno tanto male. Quindi non c’è via d‘uscita? Con questi pattini a rotelle no, in un mondo evoluto eccome. A questo proposito vi racconto di un giovane di belle speranze atterrato ad Hong Kong. Lavora presso un’azienda che fattura una ventina di miliardi di dollari l’anno. Una settimana dopo essere arrivato, insieme ad altri 11 colleghi (ironia dei numeri), il CEO dell’azienda ha spiegato che loro praticamente non posseggono fabbriche e non sono interessati ad acquisirne e che tutto il business si basa sul capitale umano, loro comprano, vendono commercializzano prodotti che non fabbricano e che trasportano su mezzi altrui. Ecco la grande scoperta, con gli uomini giusti, con un piano chiaro si può oggigiorno fare solo con il know how, niente altro. Vi pare rivoluzionario? No, Zonin ha cominciato così, non possedeva vigneti, ma comprava tutta l’uva dei contadini che coltivavano secondo gli standard che aveva definito. È diventato un gigante, poi si è disperso in mille rivoli. Ad esempio sapete chi ha “inventato” il vino siciliano? Ve lo racconterò un’altra volta.

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