Taiwan, calma piatta (fino al 2026). Effetto Ucraina?

Di Otto Lanzavecchia |

Il capo della sicurezza nazionale dell’isola crede che Pechino abbia rimandato i piani dell’invasione avendo osservato le evidenti difficoltà dell’esercito russo e deciso di migliorare il proprio. Ecco perché non sarà un’altra Ucraina

I risvolti strategici dell’invasione russa in Ucraina sono osservati con la massima attenzione dal quadrante indopacifico. E sembra acquisire sostanza la teoria di Charles Kupchan per cui la Cina non attaccherà Taiwan nel prossimo futuro. A dirlo sono gli stessi taiwanesi, in particolare i loro responsabili della sicurezza, secondo cui lo studio dei fallimenti militari dell’esercito di Vladimir Putin porterà Pechino a migliorare le proprie forze armate.

Chen Ming-tong, capo dell’ufficio di sicurezza nazionale di Taiwan, ha sostenuto martedì che la Cina non attaccherà l’isola almeno per la durata del mandato della presidente Tsai Ing-wen, che finisce nel 2026. “La lezione ucraina per Pechino è che non dovrebbe innescare una guerra con leggerezza”, ha detto. “Pechino studierà le carenze della Russia e migliorerà l’Esercito popolare di liberazione”.

Il rovescio della medaglia è che la minaccia cinese sul lungo termine si aggrava. “Se dovesse lanciare una guerra, sarebbe omnicomprensiva, e Taiwan deve valutare le intenzioni di Pechino con il più ampio spettro di possibilità”, ha avvertito Chen, prima di sottolineare che Taipei nel frattempo non sta certo con le mani in mano: il servizio militare obbligatorio è stato esteso oltre i quattro mesi odierni per aumentare la capacità di difesa dell’esercito taiwanese.

Su queste colonne Kupchan ha sostenuto che un’invasione di Taiwan sarebbe comunque diversa da quella dell’Ucraina, perché bisognerebbe mettere in conto l’intervento americano. Anche Chen è della stessa idea: se Washington può sostenere Kiev così efficacemente, ha detto, la sua alleanza con Taiwan (messa per iscritto nel Taiwan Relations Act) sarà tanto più decisiva in caso si ripetesse una simile aggressione contro l’isola autonoma. Non a caso Joe Biden ha mandato una delegazione a inizio marzo, poco dopo l’invasione – una chiara dimostrazione di supporto.

Ci sono altre prove del cambiamento di strategia da parte della Cina, che prima della guerra stava alzando lentamente ma inesorabilmente l’aggressività nei confronti di Taipei. Giorni fa, dei documenti trapelati dai servizi segreti russi hanno rivelato come Xi Jinping stesse “considerando di prendere il controllo di Taiwan nell’autunno” del 2022, ma abbia dovuto rimandare, perché si sarebbe chiusa “la finestra di opportunità”. C’entrerebbe anche la sua rielezione per un terzo mandato, dunque la possibilità di poter risolvere “la questione taiwanese” così cara al suo partito-Stato.

Anche la stessa Cina ha lanciato quello che potrebbe essere un segnale, nella forma di un esercizio di retorica apparentemente distensiva (che comunque va in senso opposto all’escalation). “Di recente, [l’autorità di Taiwan] sta usando la situazione dell’Ucraina… per cercare di esaltare le minacce della terraferma, aumentare il confronto attraverso lo stretto di Taiwan e anche agitare [lo spettro di] una guerra”, ha detto Wu Qian, un portavoce del ministero della difesa cinese. “Tali atti stanno danneggiando Taiwan e non faranno altro che spingere Taiwan nell’abisso del disastro”.

Da Formiche

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