Nel 2008 l’economia cresceva, le fabbriche erano piene di ordini e la disoccupazione era ai minimi storici in tutto il mondo. Eppure ci fu la peggiore crisi di sempre. Si disse che era una crisi sistemica, innescata dai subprime (mutui allegri e non rimborsati) poi vennero fuori i derivati e le borse crollarono. Le aziende andarono in crisi, licenziarono, i consumi andarono sotto i tacchi. Ora dopo sei anni le borse scoppiano di salute, gli interessi delle obbligazioni sono vicini allo zero, ma l’economia non si riprende, la disoccupazione non cala, le case non si vendono. E allora bisogna cominciare a pensare se sia il caso di continuare a mescolare mele con pere, ovvero finanza con economia. In crisi nel 2008 ci è andata la finanza, ma l’economia, con il crollo degli ordini, degli utili e con i conseguenti tagli ha pagato una parte del conto, la fetta più grossa è andata a carico della collettività con le manovre di sostegno alle banche, alle famiglie e alla fine alle aziende. Il tutto ha permesso alle banche e agli istituti finanziari di ricominciare a giocare come prima, anzi meglio visto che i rendimenti delle obbligazioni ora a zero o quasi, spingono una gran massa di liquidità nuovamente verso la “finanza creativa” e i fondi di investimento. E questo genera un “allegro” paradosso : in un’economia depressa, dove i tassi di crescita di tutte le nazioni sono al di sotto delle aspettative, dove la disoccupazione continua a crescere, dove i salari sono sempre più depressi, in questo scenario appunto, tutte le borse del mondo strappano verso l’alto. Chi e cosa fa crescere le azioni di aziende che hanno un fatturato e un’EBITDA inferiore a quello della crisi del 2008 ? Forse il fatto che la massa monetaria comunque in qualche modo deve essere remunerata, e non essendoci crescita economica, lo può essere solo dalla finanza ? E però se la finanza drena tutta la liquidità come potrà mai esserci una ripresa economica ? Visto che essa si basa sulla quantità dei consumatori e non sulla singola ricchezza personale. Devo fare ammenda, anch’io pensavo che fosse una crisi sistemica, una crisi di ridistribuzione geografica della ricchezza. No, miei cari è stata una crisi di ridistribuzione quantitativa. Da questa crisi molti benestanti usciranno poveri e i ricchi saranno ricchissimi. I nuovi ricchi dell’Estremo Oriente negli ultimi sei anni sono marginalmente aumentati, ma il potere d’acquisto del ceto medio occidentale è diminuito di un bel 30%. La creazione di una borsa speculativa e di una economica è la necessità primaria se non si vuole che la prima, ogni tanto distrugga la seconda. Il conto poi tocca sempre ai cittadini con nuove tasse e minori servizi. Se ci sta bene…