A Sanremo, oltre al festival della canzone, è andato in onda il festival dell’assenteismo. Il 40% dei dipendenti comunali ha timbrato o fatto timbrare il cartellino, per poi andarsene per i fatti propri. Didascalico il vigile che timbra in mutande, metafora di un Paese inesistente, dove ognuno è per sè e Dio non è per nessuno. Oppure il dirigente vogatore, che avrebbe potuto cantare in un talent “vogare, oh oh, nel blu dipinto di blu, timbrare, oh oh”. Poi ci sono gli stakanovisti della timbratura, come la ragazzina che per paura di sbagliare, timbra undici volte,forse data l’età, poteva avere un piccolo senso di colpa. Proprio il senso di colpa manca totalmente in questa vicenda, anche lui assenteista, tutto normale, la cosa pubblica è di chi la prende, come un giornale free press. Così fan tutti: chi prende mazzette, chi si assenta, chi non lavora, chi fa il doppio lavoro in nero, magari sventolando le tessere di un sindacato, che vuole nel pubblico impiego il livellamento ad un minimo comune denominatore. L’Italia è un pullman guidato da ubriachi, in cui la prima metà dei posti è occupata da chi guadagna con questa guida dissennata, mentre i passeggeri delle ultime file non possono avvicinarsi all’autista per fermarlo, sostituirlo, magari menarlo. Si tratta dei passeggeri che devono pagare il conto dei danni e che non contano nulla perchè, dovendo lavorare, non possono occuparsi di fregare il prossimo, in accordo col politicante, voti in cambio di lasciar fare, sul lavoro, sulle tasse, sulle ruberie, sulle tangenti. In un mondo di ladri, non esistono eroi.
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