Perchè non si vuole la meritocrazia

meritoLa verità è che ci piace parlarne, ma non la vogliamo davvero. La meritocrazia ritorna buona per lamentarsi delle condizioni di lavoro, di chi sta al governo, delle mancate opportunità, ma in realtà in Italia la vogliono in pochi. E quei pochi, di solito, vanno all’estero. Vediamo quattro ragioni per cui, al di là delle chiacchiere, la meritocrazia fa paura agli Italiani.

1 – Garanzie e assistenzialismo

Non esiste che un popolo abbia in bocca al tempo stesso “meritocrazia” e “posto fisso”, “tutele” o “sicurezza”. La meritocrazia per definizione include rischio d’impresa, poco assistenzialismo per glialtri perché è selettiva: ti fai il mazzo e hai talento, ricevi tanto, viceversa ti “attacchi”. Se vuoi premiare tanto chi eccelle devi togliere un po’ a tutti gli altri che sono nella media, non c’è alternativa; per la curva gaussiana, la maggioranza casca sempre nella “normalità”, “nella media”, quindi dalla meritocrazia guadagnano tanto in pochi e perdono qualcosa tutti.

2 – Farsi il mazzo

Tutti parlano di meritocrazia dando per scontato di beneficiarne, ma come visto sopra non è così. Quando gli italiani vogliono la meritocrazia vogliono una “meritocrazia in cui IO faccio più carriera, guadagno di più, sono più riconosciuto”. Ma la meritocrazia vuole dire solo mettersi in gioco, sottoporsi a parametri standard in cui misurarsi con gli altri e scoprire amaramente che non siamo dei geni, né dei talenti unici, che intorno a noi non ci sono solo mediocri, ma che ahinoi, talvolta siamo sotto la media del campione. Poi vuole dire sentirsi da schifo, sentirsi mezze cartucce insignificanti e destinati a non fare nulla di straordinario. E infine sapersi rialzare, farsi un mazzo allucinante giorno e notte per mesi, anni, credendoci senza avere certezze e arrivare a scalare la vetta. Troppo american dream? Ecco, come vedete non è nel nostro dna.

3 – Invidia e mediocrità

La meritocrazia è nell’interesse dei talenti, non dei mediocri. Talento crea talento, ma da noi il talento scappa. Pensate che una persona di talento spicchi di più in mezzo a dei mediocri? Scordatevelo. Chi ha talento migliora stando accanto a chi ne è all’altezza. Un talento tra i mediocri verrà soffocato e ostacolato dall’invidia e dalla paura.

4 – Istruzione seria e costosa

Dimentichiamoci di poterci chiamare tutti “dottori” avendo pagato delle rette da 2.000 euro e lamentarci pure che l’università è cara e poi dire che non veniamo riconosciuti per le nostre competenze. L’università meritocratica è un rischio d’impresa, un investimento, non è un diritto. Gli italiani vogliono il diritto di chiamarsi “dottori” a buon mercato poi già che hanno maturato ambizioni si aspettano che, a posteriori, il mercato riconosca una qualità formativa che non c’è. Se voglio accedere ad Harvard devo dimostrare di rientrare nel novantesimo percentile su dei test standardizzati, portare esperienze personali fuori della norma, pagare uno sfracello di soldi accollandomi il peso di un debito enorme e quindi il mercato può avere motivo di pagare un individuo pre-selezionato e anche motivato a rientrare dell’investimento. Ma se spendo due spicci per un’università a numero aperto che cosa pretendo da un’impresa che deve fare profitto? Che mi copra d’oro perché mi chiamo “dottore”? Ancora: tutti a parlare di meritocrazia ma tutti a lamentarsi dei costi dell’università. Non stanno insieme. Per i mediocri che vogliono chiamarsi dottori il sistema funziona, ma per i talenti un’università alla duecentesima posizione mondiale chiude porte.

Nel complesso, visto che la maggioranza è piuttosto mediocre e di questo sistema in fondo ne beneficia, potrebbe almeno smettere di lamentarsi? Il paese è quello che è perché rispecchia ciò che la maggioranza vuole che sia.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.