Quando si va dal medico capita di scorrere qualche settimanale e la più parte é piena di facce allegre di gente ricca. Ricca perché spende, perché ha sposato o si è accompagnata con qualcuno che non nega alberghi a sette stelle, jet privati, yacht da trenta metri in su. Tutte cose che nessuno di noi mortali si può permetter per una settimana, senza distruggere la propria “ricchezza”.
Per questo vediamo gente che, non potendo scorrazzare in Ferrari o Rolls Royce, si accontenta di SLK o di Audi 6. E si sentono, forse, ricchi.
Già, ma cosa è poi la ricchezza ? Sino al 1200 vi avrebbero detto che era possedere tanta terra fertile e produttiva. Poi vi avrebbero parlato di commerci, di merci introvabili da noi, che magari lontano si acquistavano per poco e quindi a saperle far arrivare, avrebbero prodotto grandi profitti. Qualche secolo dopo vi avrebbero parlato di sistemi per produrre in gran quantità e a basso costo manufatti necessari. Oggi invece si parla soprattutto di compensi per l’entertainment ( molti sport lo sono diventati) e soprattutto di grandi finanzieri. Che poi una volta erano quelli che guadagnando e accumulando capitali, prestavano ai nobili e agli alti ecclesiasti perché potessero fare guerre o realizzare opere autocelebrative. Oggi invece sono i custodi delle nostre micro ricchezze, che movimentano a loro piacere, a volte contro il nostro stesso interesse. Quando sono nato, i risparmi venivano investiti in buoni postali. Quando avevo vent’anni si cominciò a parlare di BOT e BTP, le azioni erano o per speculatori, malvisti, o per i cassettisti (quelli che le acquistavano, le mettevano in un cassetto e le tiravano fuori solo per l’acquisto di una casa al mare o per la dote della figlia). Quando compii quarant’anni ,eravamo diventati tutti traders, raiders azionari e ci tosarono per bene con due crolli di borsa. Attenzione, crolli di borsa, l’industria viaggiava per conto suo, e l’andamento delle azioni poco aveva a che fare con lo stato di salute delle aziende. Poi vennero i grandi speculatori, quelli che, operando sui cambi monetari, guadagnarono fortune dal crollo della lira e della sterlina. Oggi per i piccoli risparmiatori ci sono solo fondi. Di ogni genere e tipo, su tutto, ma soprattutto contro di loro, infatti i fondi possono solo scommettere sulla crescita e non sulla decrescita, quindi quando qualcosa cala, i fondi perdono e i ricchi, gli “speculatori” diventano ancora più ricchi. Questo perché il modello di ricchezza si basa sull’inconsistente, che una volta era la carta moneta “liberata” dai parametri di ricchezza nazionale o da misurazioni approssimative, ma agganciate a qualche realtà. Oggi sono le memorie dei computer che “custodiscono” nomi di nessuna contropartita e quindi di nessun valore intrinseco. È questa, biblicamente la torre di Babele, prosaicamente un castello di carte. Nessuna delle due può crescere all’infinito. E l’assurdo è che così si regge il gioco : spingere all’eccesso, far crollare e quindi impoverire i piccoli, che come formiche riaccumulano, farsi ridare, con lusinghe, il poco ricostituito, altro crollo, altro azzeramento. In pratica oggi la ricchezza è la capacità di tosare le pecore senza violenza e senza che si ribellino. I cani da guardia di questi ladri-pastori sono i governi, i politici, che dietro lauto compenso, distraggono le pecore sino al momento della tosa. Tutto questo è stato realizzato in quarant’anni e dovremmo essere felici, perché prima la tosa si chiamava guerra, in cui, oltre il pelo, ci lasciavi la vita. Dovremmo essere tristi perché in cinquemila anni non abbiamo imparato niente, al massimo che chi si fa lupo, l’agnello se lo mangia. Un po’ poco per pretendere di essere animali evoluti. Le formiche, le api e anche i topi sono molto più avanti, difatti quando cerchiamo di sterminarli, al massimo li spostiamo di qualche metro più in là.
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