Lo stipendio di Messi? No, meglio laurearsi

messi I calciatori guadagnano troppo? Spesso si accende il dibattito sui compensi dei calciatori o degli sportivi in genere. Di sicuro suona ridicolo, se non offensivo, quando giocatori dei principali club della massima serie intentano cause per mobbing, fanno scioperi, o si comportano in modo poco professionale con i cachet che prendono. Tuttavia, l’istinto populista di gridare allo scandalo è viziato da quello che in psicologia viene definito processo “euristico”, ossia la tendenza a prendere alcuni elementi molto salienti come misura del tutto. Un esempio tipico è quando cade un aereo: le persone tendono a diminuire l’acquisto di biglietti sovrastimando le probabilità di incidenti a causa di un solo evento eclatante.

Allo stesso modo, quando pensiamo agli stipendi dei calciatori, tendiamo a pensare a quelli di Ibrahimovic o Pirlo, non a quelli del terzo portiere del Catania o del giocatore di terza divisione. La domanda se i calciatori guadagnino troppo può trovare risposta solo dopo aver appurato se effettivamente la società premi troppo la professione di calciatore, rispetto ad altre carriere, come quelle di medico, avvocato, o impiegato d’ufficio, tanto per dirne alcune.

Nel 2006, i 609 calciatori di serie A guadagnavano una media di 923 mila euro e peraltro distribuita in modo molto poco uniforme a causa dei picchi di quei 10-20 top players. Facendo dei calcoli “a spanne”, in serie B si viaggia sui 240 mila, in C sui 60 mila e in C2 sui 30-40 mila. Tutto questo andrebbe calcolato, peraltro in maniera decrescente, per un arco di 10, massimo 15 anni, praticamente un terzo del lavoratore medio (il quale invece di norma accresce il reddito). Ci sarebbe la rendita sul capitale, ma di nuovo, vale particolarmente per i top player e meno per gli altri e comunque non è che non esista per le altre categorie di professionisti.

Detto questo, la serie A consta di quei 600, facciamo 700 calciatori. In quanti in Italia praticano questo sport? Oltre 4 milioni. Supponiamo che due terzi l’abbiano fatto sempre solo in maniera amatoriale senza nemmeno un po’ di applicazione neanche da ragazzini. Resta che 1.3 milioni fanno almeno un tentativo. La probabilità di arrivare in serie A risulta dunque di 700/1.3 milioni, ossia poco più di 0.0005, cinque su 10mila (in realtà è ottimistica). Aggiungiamoci anche la B, la C e la C2, sestuplicando le probabilità per semplicità. Tre possibilità su 1000, lo 0,3% di arrivare a guadagnare 316 mila euro (la media circa delle categorie) per 10-15 anni.

Ipotizziamo ora che un ragazzo decida di investire invece nell’istruzione e studi medicina. Suppongo che più della metà degli iscritti, di solito si laurei. Buttiamola lì, un 60% di possibilità di arrivare in fondo agli studi. Per semplicità ragioniamo a costi pari e guardiamo solo i salari; diamo al medico un salario medio nella carriera di 40.000 euro l’anno.

Se ora vi dicessi: c’è la lotteria A dove vince uno su mille e in palio vi è un anno di vacanza in giro per il mondo e poi c’è la lotteria B dove vince uno su due e vince una cena per 10 persone, quale scegliereste? Beh, se vi fate guidare dai processi euristici, come chi compra i gratta e vinci, probabilmente la prima, altrimenti con due rudimenti di statistica farete il conto che segue:

Probabilità di riuscire a diventare calciatore 0.03 x Stipendio in palio 316.000 euro = Guadagno atteso di 9.480 euro/anno

Probabilità di riuscire a diventare medico 0.6 x Stipendio in palio 40.000 euro = Gudagno atteso 24.000 euro/anno

I calcoli fatti sono totalmente a spanne ma bastano per rivelare un concetto importante: l’investimento sulla propria formazione è comunque nettamente più remunerativo di strade alternative come lo sport e i calciatori in questo senso non sono dunque “pagati troppo”. Semmai l’analisi solleva un’altra questione di grande rilevanza legata al potere dei media di distorcere la percezione della realtà, delle priorità e della statistica. Vale per le star, per il lotto, per le pandemie, e anche per le guerre. Ma questo in fondo è un altro capitolo.

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