Quando vado in giro per la campagna italiana, sette volte su dieci mi accorgo di essere in un parco. Dichiaro di essere un infamone e di non avere mai letto lo statuto di nessuno di questi, ma altresì di essermi incuriosito, guardato attorno e posto domande a chi nel parco viveva. Perché una cosa li accomunava : la mancanza. Di tutto. Non c’erano case, ostelli per chi ne volesse usufruire, non c’era coltivazione del bosco, non c’era manutenzione del luogo. Niente, la landa desolata. Al massimo qualche sporadico cartello e indicazione di sentiero, buoni più a far perdere la gente che a riportarla a casa. Ieri ne palavo con Roberto, un architetto specializzato in piani regolatori di piccoli comuni, che da una vita lavora in Liguria. Mi diceva che ha provato mille soluzioni che consentissero la ripopolazione delle campagne liguri, senza stravolgerne la storia e il paesaggio. Niente da fare. Ha proposto di permettere la costruzione di cento metri quadrati di casa ogni diecimila di vigneto. Bocciata. Di costruire dei capanni da venti metri quadrati per il ricovero degli attrezzi. Bocciati. Di “mascherare” i medesimi, seminterrandoli e ricoprendoli. Bocciati. Di sostituire i muretti a secco che cadevano(quelli per intenderci che sostengono le “fasce” i terrazzamenti, così tipici della Liguria) con dei manufatti che visivamente sembravano tali, ma che strutturalmente reggevano all’ingiuria dl tempo. Bocciati. E’ disperato, a bocciare non sono i comuni per cui lavora, o la provincia interessata, o la regione. No, sono i vari parchi. Risultato, non casuale, Roberto era a Monterosso quando è venuto giù il diluvio universale, ha perso la macchina, è rimasto là una settimana per dare una mano. Mi raccontava che ha visto Vernazza dal mare e si è messo a piangere, era diventata un anfiteatro di fango con quattro case nel coro. Certo l‘evento naturale è stato devastante, ma una bella mano l’ha data l’uomo, non preoccupandosi del territorio. Quando capita, si dice che non ci sono mai i soldi per interventi manutentivi, ma quando c’erano i contadini, stranamente la manutenzione c‘era. Allora la quadratura è far tornare i contadini, dandogli possibilità di sopravvivenza e comodità di vivere. Qui esiste solo il niente e la speculazione selvaggia. E poi le lacrime di coccodrillo. Penso che a occuparsi del territorio dovrebbe essere un ente nazionale che prenda in esame tutte le necessità e le potenzialità del medesimo, butti a mare i Presidenti dei parchi(di solito politici trombati) e i Consigli fatti di persone che, se distinguono un garofano da una rosa, è tanto.
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