La grana è grossa, non ci riferiamo a quella del nostro fantastico formaggio e non è neppure un ventiquattro o trentasei mesi, ma molto più vecchia, al punto da essere indigeribile. Il fatto è semplice: la Nuova Castelli, importante azienda alimentare, leader nella commercializzazione e nel confezionamento di alimenti, tra cui il tonno e il Parmigiano-Reggiano, chiede di aprire un grande magazzino di stoccaggio in zona S Martino in Rio, il comune concorda, ma la Provincia, dal letto di morte, si oppone. Le ragioni sono l’eccesso di capacità di stoccaggio, l’impatto ambientale e altre, tutte nobili. Ora, senza voler fare dietrologie, veniamo a sapere che la capacità di stoccaggio di Reggio è inferiore al suo bisogno e anche se così non fosse, non essendo in una economia pianificata, dovrebbe essere ammessa la concorrenza. Un grande magazzino fa chiudere quelli piccoli, è esattamente quanto hanno fatto Coop e Conad, nei confronti dei piccoli negozi e ciò era ritenuto bello. Attualmente le Coop “rosse” fanno concorrenza alle farmacie, ai distributori di carburante, ai medici, insomma, uccidono i piccoli, eppure nessuno protesta e i consumatori se ne avvantaggiano. Resta la distruzione del territorio, ma parliamo della stessa Provincia che ha permesso il sacco edilizio ovunque? Ora la grana è grossa e il gran rifiuto è un enigma avvolto in un mistero, ovviamente provinciale, nel senso di piccola bottega, piccole relazioni, piccoli condizionamenti, piccoli interessi. Nella nostra provincia gli amministratori hanno assistito impassibili alla chiusura di grandi fabbriche e soprattutto di grandi marchi, come le Reggiane, la Burani, la Giglio, alla consegna dei libri da parte di Coopsette, Unieco, Coop Muratori Reggiolo, alla scomparsa di migliaia di imprese e negozi e al fatto che da Reggio diversi se ne vanno e nessuno viene: Ikea si ferma a Parma, la logistica a Modena. Ora arriva uno che vuol dare posti di lavoro e noi gli diciamo no, magari io non ho capito la nobiltà del veto, ma temo non lo abbia capito nessuno, a giudicare dalla levata di scudi contro la decisione, a cominciare dalle coop “rosse,” che forse lo fanno per interesse: primum edificare. Reggio ha costruito la sua fortuna sull’essere una società manifatturiera, non una capitale della “sega mentale”. Adesso la grana è grossa, ma la qualità di chi deve risolverla non è quella di un ventiquattro o di un trentasei mesi, neppure un vernengo, al massimo un balun, cioè una forma sbagliata.