Uscendo da Padova, in macchina con un amico che amministra un’azienda con più di 200 dipendenti, incappiamo nella solita coda, ponte a una corsia in perenne manutenzione e quindi doppio senso alternato, di fianco si ferma una Bentley.
Io non sono fisionomista con due eccezioni: mi ricordo le donne belle e simpatiche e le brutte antipatiche.
Alla guida c’era un’appartenente alla seconda categoria, e parte un dialogo così:– ma non è la signora Y?
– sì ma non era l’amante di X?
– sì ma X non era fallito?
– sì e allora la Bentley?
– scaduto il leasing prima del fallimento.
Il signor X è la faccia meno nobile, ma purtroppo non rara, dell’imprenditoria italiana. Piccolo imprenditore, una ventina di dipendenti, all’improvviso nel 2006 comincia a comprare aziende e in due anni arriva a mettere insieme più di 1000 dipendenti. I soldi, almeno quelli delle prime acquisizioni, arrivano da una finanziaria svizzera, poi una banca di primaria grandezza nazionale gli concede prestiti, sino a 100 – 150 milioni di euro.
Compra, nel settore, tutto quello che traballa o è bollito, promette rilanci, viene osannato dai giornali e dai sindacati. Un novello Mosè che traghetterà il popolo degli eletti (lavoratori) a prezzo di qualche sacrificio iniziale. Ha fiducia incondizionata, molla le solite macchine da parvenue (mercedes e bmw) e lui e la sua signora si concedono due Bentley. Sbarca anche in Francia, dove trova due aziende “cotte”.
Promette moltissimo, ma lì gli dicono che i soldi glieli daranno se vedono il cammello, manco a dirlo in sei mesi si ritira entro i patri confini sdegnato e tutti annuiscono alle perle di saggezza che lui dispensa in un traballante italiano. Puntuale come la morte arriva il crack, le aree delle sue aziende, che poi erano le garanzie per la banca, non valgono più nulla. Lascia un fiume di debiti e una serie infinita di scatole con dentro altre scatole. Si diceva che era la punta dell’iceberg, che dietro aveva importanti rappresentanti dell’industria nazionale, che lo adoperavano per una sorta di “razionalizzazione” dei rami aziendali più precari, se ne dicevano tante, ma tutte alla fine, chiacchiere da bar.
Tutto usuale, scritto centomila volte, la banca ci fa una figura da cani, sia perché comunque il fratello di X è eletto in un partito di governo, sia perché molti hanno “fruito” delle generose consulenze, e fornito pubblici appoggi. Dopo sei mesi di pubblica scomparsa, ora le due Bentley continuano a girare per Padova, la storia la conoscono anche i sassi e la vita va avanti. I due vivono agiatamente, e circa 1000 operai sono andati definitivamente a spasso.
La banca ha un centinaio di milioni in meno da investire sul territorio, qualche piccolo artigiano è saltato, chi ha avuto se la gode e chi ha dato si attacca. Non occorrono troppe parole per spiegare perché siamo “in coda” in tante graduatorie di merito, bastano i fatti.
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