E’ noto che l’ammontare del debito del nostro Paese ha raggiunto l’iperbolica cifra di 1.911 miliardi di euro. Più del 50% di questa somma è prestata allo Stato dalle famiglie italiane. L’importo del debito, pur importante, potrebbe non rappresentare un problema se la crescita economica fosse del 2% all’anno e contestualmente si attuassero misure di equilibrio di bilancio.Sono proprio questi due ultimi elementi a mancare. La preoccupazione di famiglie e imprese è salita alle stelle, mentre è scesa la credibilità del sistema Italia nel contesto internazionale. La sottoscrizione del debito Paese sarà sempre più onerosa e produrrà ulteriore aumento dello stesso.
Chi ammazza la competitività delle imprese
La globalizzazione dei mercati ci è sempre stata presentata come una meravigliosa opportunità per la nostra crescita complessiva. Miliardi di nuovi consumatori che avrebbero apprezzato i prodotti del secondo Paese manifatturiero d’Europa. Con l’aggiunta della nostra simpatia e del Made in Italy avremmo proprio “spopolato”. Peccato che le cose non girino esattamente in questo modo!La risposta è complessa, ma possiamo sintetizzarla così: quella globalizzazione di cui si parlava è una farsa. Non ci sono regole comuni tra i partecipanti agli scambi commerciali. Gli scambi di beni e servizi viaggiano oggi alla velocità della luce o al massimo di pochi giorni, ma la piccola-media impresa italiana che compete con l’imprenditore cinese o indiano deve portarsi sulle spalle, durante la corsa, uno zainetto fatto di molte spese: Irpef, Irap, Ici, addizionale comunale, regionale, Inps, Inail, Camera Commercio, Sistri, TV, Siae, sicurezza, emissioni in atmosfera, ecc. Tutte tasse indispensabili per mantenere i nostri attuali livelli di welfare.In queste condizioni è già molto se uno riesce a stare in piedi, altro che correre!I paesi così detti emergenti aumentano annualmente il proprio PIL del 9, 10% e noi dello 0,3%. Era così difficile prevedere che senza regole condivise la globalizzazione avrebbe ammazzato proprio quei paesi con la più alta tradizione manifatturiera? E’ possibile metterci una pezza? Forse sì. I prodotti provenienti da paesi extraeuropei che non garantiscono ai loro cittadini uno standard di walfare minimo, devono essere gravati di un dazio che andrà progressivamente a diminuire nel tempo man mano che le regole sul lavoro andranno ad assomigliarsi.I semilavorati che aziende europee commissionano all’estero, nella fase di ingresso in Europa, devono essere gravate da una sorta di tassa di compensazione.Non possiamo pagare la cassa integrazione mentre arricchiamo gli altri.Se si ferma la produzione di beni non vi saranno risorse per nulla e diventerà perfettamente inutile trovare alchimie finanziarie per tenere in piedi un sistema troppo sbilanciato. Senza lavoro produttivo ci si impoverisce e basta.
Credibilità del Paese e manovra finanziaria
Tutti abbiamo assistito al teatrino di provvedimenti proposti dal Governo il mattino e cancellati la sera, visto cifre mutare nel corso di qualche giorno. Il cittadino medio, il piccolo imprenditore, si chiede: lo sono o lo fanno?Cosa si può fare? Molto. C’è un apparato costituito da enti pubblici nazionali, locali, Parlamento, che va ridotto drasticamente. C’è poi l’abitudine consolidata, nella pubblica amministrazione, di pagare i fornitori a 360 giorni. E’ inaccettabile.Bene la riforma sulle pensioni, bene far pagare un po’ di più a chi ha molto, bene dare maggiore spazio ai contratti di lavoro a livello locale, ma sono misure ancora insufficienti per il rilancio di un Paese.C’è un tema da affrontare con molta serietà: si chiama EVASIONE.Se non vogliamo rischiare di mettere un finanziare davanti ad ogni condominio e ad ogni azienda, occorre rivedere drasticamente il rapporto tra chi cede beni o servizi e chi li acquista. Se il cittadino non è incentivato a pagare l’iva, perché nulla può recuperare in dichiarazione redditi, è facile che la tentazione di pagare in nero, sia più forte del senso civico.Consentiamo ai cittadini di poter detrarre almeno le spese più ricorrenti: meccanico, idraulico, tinteggio, lavori eseguiti presso la propria abitazione, acquisto tv, pc ecc. fino ad un importo annuo di almeno 8.000,00 euro.Un sano conflitto di interessi porta ad una maggiore responsabilità.
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