Giovedì per lavoro ero nel salentino, a un tiro di schioppo da Paestum, Pioppi, Pisciotta, Capo Palinuro. Una zona splendida. Storia, natura, mare, l’eccellenza, insomma. Io ero all’interno, in un paesino con un nome da favola : Roccadaspide. Si vive di bufale (quelle delle mozzarelle), di olive (quelle dell’olio) e di pecore (quelle del formaggio), ma si vive male, anzi malissimo. Tutti abbandonati. Le strade sembrano bombardate, i servizi inesistenti. Sostegno serio all’agricoltura: zero. Per spegarmi meglio parlerò dell’olio. un’area di 100 chilometri quadrati vengono prodotte 5.000 tonnellate di olive, che danno 1.000 tonnellate di olio extravergine di oliva. Qualità eccelsa, mentalità contadina, non si consorziano. Sono una cinquantina di microproduttori, anche i frantoi sono micro, ce ne sono almeno una decina.L’olio è venduto con il passaparola e quello che resta, rapinato da gruppi che poi guadagneranno molto. C’è il problema delle sanse e delle acque di vegetazione, sottoprodotti di scarto che devono essere smaltiti, anche qui nessun impianto consortile (ma lo Stato, la Cassa per il Mezzogiorno dove sono ?). Si scarica abusivamente e si dà la sansa, ringraziando perché ritira gratis, a un grande sansificio, che prima estrae olio di sansa a costo ridicolo, poi lo mescola con poco olio extravergine e, oplà , con tutti i crismi diventa olio di oliva (ma la terribile commissione europea cosa pensava quando ha emanato una norma del genere ?). Così di olive non si campa e si va via, si cerca fortuna in città e chi resta, lavora dieci ore al giorno per campare o si raccomanda al politico di riferimento, che ti promette un posto e nove volte su dieci non mantiene, ma una volta sì e tu speri di essere quel decimo e lo continui a votare. E muori. Forse il detto: vedi Napoli e poi muori, nasce da qui.
Devi accedere per postare un commento.