Italia, i numeri della crisi

Per capire i motivi per i quali l’Italia è finita nel mirino della speculazione finanziaria mondiale, bisogna leggere le fredde cifre. Forse più che i numeri della finanza, sono quelli dell’economia che ci interessano. Dell’energia avevamo già scritto; un paese, l’Italia, che dipende dall’estero per ben l’85% delle sue importazioni nette di energia, non può non avere dei piani energetici di lungo respiro. Anche perché, poca e cara ne abbiamo, di energia, e poca ne possiamo usare. Gli Stati Uniti

hanno un consumo totale di 2.284 milioni di TEP contro i 176 milioni di TEP dell’Italia. La Tonnellata Equivalente di Petrolio è un’unità di misura dell’energia e rappresenta la quantità di energia rilasciata dalla combustione di una tonnellata di petrolio grezzo. Noi siamo 60 milioni di italiani e loro 314 milioni, quindi un quinto di loro, ma il differenziale di consumo totale è abissale. E’ pur vero che noi siamo sedicesimi, tra gli stati maggiori consumatori di petrolio, e gli USA primi; però sia la Francia con 266 milioni di TEP, che la Germania, con 335 milioni di TEP, consumano il doppio di noi.

Altro dato, non siamo tra i primi dieci maggiori produttori di gas naturale, ma siamo tra i primi dieci consumatori, con 76,1 miliardi di metri cubi (dati 2010). L’Italia è la settima economia più forte del mondo, ma siamo i quarti come crescita economica più debole, dietro allo Zimbawe, all’Eritrea e alla Costa d’Avorio. Siamo il settimo paese del mondo per i servizi, ma siamo anche sesti nella classifica dei paesi con la crescita dei servizi piu’ debole; il dato è ancora più gravoso se si analizza la struttura dell’occupazione italiana che è al 4% nell’agricoltura, al 30% nell’industria e per il restante 66% nei servizi.

Siamo al quinto posto, per produzione industriale con 476 miliardi di dollari; tuttavia, siamo quarti come minore crescita della produzione industriale, dietro al solito Zimbawe, alla Moldova e a Malta (tasso di crescita reale, media annuale, 2001-09). Siamo nei primi cinque paesi, come industria manifatturiera con 306 miliardi di dollari, ma non abbiamo la classifica della minor crescita manifatturiera. Siamo il terzo paese, con il maggiore saldo negativo con -66.199; la Grecia è al nono posto con -35.913 (dati in milioni di dollari, 2009).

Come spesa pubblica, rispetto al PIL, siamo al 50,6%, contro il 49,5% della Grecia; prima di noi, Francia e Regno Unito, rispettivamente al 56,2% e al 51%. Il Bel Paese è medaglia di bronzo per entrate fiscali con un 43,5% sul PIL; la Grecia è al 29,4% (dati 2009).

Ma almeno, la proverbiale fantasia degli italiani chiamata anche l’arte di arrangiarsi, esiste o no? Stando ai numeri dell’indice di creatività economica, la risposta è no; Stati Uniti, Svizzera e Finlandia primeggiano, l’Italia fuori dai primi 24 paesi. Fuori dai 24 paesi con il più alto indice di capacità tecnologica e fuori dall’elenco degli stati che spendono di più per ricerca e sviluppo, in proporzione al PIL Siamo al nono posto come spesa totale per ricerca e sviluppo con 27,2 miliardi di dollari, ma la Francia è quinta con 57,6 miliardi di dollari e la Germania terza con 84,2 miliardi di dollari. Insomma tante luci, del passato, e tante ombre, sul futuro.

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