Questa nostra “povera Italia” è sempre più appesa a un filo. I suoi mali endemici sono molti, ma non a tutti viene data la necessaria risonanza. Perché?Per esempio l’abile strategia di mettere le categorie sociali le une contro le altre, giochetto da sempre applicato dalle classi dirigenti italiane, si esprime in questi giorni di convulsa rissa sul tipo di manovra da adottare con un ennesimo “mantra” ripetuto all’ossessione: l’evasione fiscale è il cancro del Paese e finalmente sarà combattuta come si deve, spedendo anche in galera coloro che se ne rendono colpevoli con cifre a 6 zeri.L’accusa di essere un “Paese di evasori” serve a far sentire quasi tutti un po’ colpevoli del disastro, così che tutti siano un po’ meno indignati contro chi ci guida. Periodicamente viene così utilizzata con sapienza. Ma, fatta salva l’oggettiva inclinazione alla furbizia antropologicamente propria dello stivale, percepiamo qui troppa ambiguità ideologica a fini propagandistici. Perché ci sono gli evasori totali che viaggiano in Ferrari ma c’è anche chi, sconvolto e messo ko da una tassazione clamorosa e da un costo del lavoro (e dell’energia) non competitivi e dalla crisi più lunga del Dopoguerra, per non affondare del tutto e salvare anche qualche posto di lavoro, si rassegna a rischiare qualche escamotage.Ci sono quelli che prendono il sussidio di disoccupazione, lavorano in nero e si fingono pure invalidi, oppure sono dipendenti, ma di sabato e domenica lavorano in proprio senza fare fattura, ma anche quelli che pagano l’affitto del negozio, la luce, il gas, la tosap, l’irap, l’iva, l’ici, l’irpef, i rifiuti, la pubblicità, la tassa sull’insegna, l’acquisto di merce da vendere, l’affitto del magazzino, il telefono, internet, l’inps, il parchimetro ogni giorno per l’auto, la benzina, l’assicurazione, il bollo, la camera di commercio, il commercialista, lo stipendio a due commessi con contributi, annessi e connessi, il pizzo al boss del quartiere e che per non saltare del tutto con la crisi non battono qualche scontrino. Ci sono grandi evasori con patrimoni nei paradisi fiscali, ma anche centinaia di migliaia di partite iva e ditte individuali che si barcamenano per mantenere a fatica gli studi ai figli, vestiti, cibo perché a fine mese non ce n’è più per nessuno.Paese di evasori? E se invece ci fosse una gran quantità di “gente normale” che preferirebbe di gran lunga lavorare in un “Paese normale” facendo il proprio onesto dovere di contribuente, piuttosto che dover guardare con terrore ogni minuto fuori dalla finestra o dalla bottega nel terrore di veder comparire due agenti della Guardia di finanza?Come mai invece in Italia rimane così defilato in queste settimane di follia il tema dei sesquipedali flussi di denaro che vengono gestiti dalla malavita organizzata, che si è introdotta capillarmente nelle maglie del sistema e gestisce cifre grandi come i bilanci di uno stato, insinuandosi a tutti i livelli della società? Quello è il vero cancro italiano che ci mette sempre più sullo stesso piano di realtà africane o del narcotraffico. Sono le mafie che impediscono al Sud di allinearsi al resto d’Italia e ormai hanno in mano finanziariamente interessi pesantissimi anche nel nord del Paese, sono le mafie che forniscono la droga ai nostri figli anche davanti alle scuole elementari, sono le mafie che influenzano gli appalti delle opere pubbliche e fanno marcire il sistema politico e delle amministrazioni locali. La crisi c’è anche per gli altri , ma l’Italia ha una zavorra tutta sua che ha poco a che vedere col barista che ogni tanto non batte uno scontrino del caffè.
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