Ho avuto il piacere di ascoltare dal vivo Jeff Weiner, attuale CEO di Linkedin, che ha raccontato della sua carriera, delle sue scelte, come quella di lasciare Yahoo! a suo tempo, e della vision con cui ha portato Linkedin da poco piu’ di una start-up a diventare un’azienda riconosciuta a livello internazionale.
Di tutti i passaggi del suo discorso quello che piu’ mi ha colpito e’ stata la straordinaria enfasi che ha posto sulle politiche di risorse umane e la scelta dei collaboratori sopra ogni altro elemento di strategia aziendale o finanziario. Weiner si e’ a lungo soffermato sulla particolare attenzione che ha versato in prima persona nei processi di reclutamento fin dall’inizio del suo mandato, riuscendo a inculcare l’idea in tutto lo staff, che se un candidato era un campione ma non un buon ‘cultural fit’ non andava assunto.
Per usare circa le sue parole: “quello che succede e’ che assumi qualcuno lontano dai tuoi valori e dalla tua cultura. Pensando che poi si integrera’. Lo mandi in un ufficio remoto, e quello tendera’ ad attrarre e assumere altre persone come lui. Quando sei una compagnia globale come noi, nell’arco di qualche anno, perdi il controllo di tutto. Se avessimo fatto cosi’, oggi non esisteremmo”.
E’ un discorso che si applica a molti campi, nel business, nelle cariche politiche, nell’immigrazione, nell’istruzione, eccetera.
In Italia si parla di tutto tranne di come innescare un simile meccanismo virtuoso per invertire la rotta. Se prevale il malaffare e la mediocrita’, dove sono quindi i germi della virtu’ e del talento, da cui far nascere a cascata un cambiamento positivo?
Per esempio la Spagna, che non e’ certo un paese ‘virtuoso’ mette a disposizione molte borse di studio per i giovani che vogliono studiare all’estero. L’Italia non propone nulla del genere. Ma siccome i giovani che scappano all’estero, spesso si dice, sono proprio quelli che se ne vanno perche’ non si adattano al sistema marcio, e scelgono paesi dove dimostrare i propri talenti, beh allora sono loro i depositari di quel tipo di cultura da cui ripartire. E possono essere in grado poi di attrarre altri giovani con valori simili ai loro, connazionali e non. Perche’ dunque non finanziare i loro percorsi di studio, con una promessa di rientro, oppure offrire borse di studio combinate con una tassazione agevolata al rientro, o ancora associate direttamente a futuri incarichi nella pubblica amministrazione, o anche nel privato?
Questo tema dovrebbe essere il primo tema dell’agenda politica quando invece compare a tratti e sembra marginale rispetto a pensioni, casseintegrazioni, indulti, processi di Berlusconi, eccetera. E’ stata la prima priorita’ di un CEO, dovrebbe essere la prima priorita’ di un Governo serio. Altrimenti, per dirlo con Weiner: “nell’arco di qualche anno perdi il controllo di tutto”.
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