Il Colosseo non tira più: il nuovo turismo che non capiamo

turismoEra un decennio fa quando i baluardi dell’industria turistica italiana avvisavano dell’imminente afflusso di turisti cinesi. “Siate pronti”, ci dicevano. Chi parlava di 10 milioni di turisti in più, chi di 20 milioni e chi addirittura si lasciava andare a 50 milioni. Col senno di poi appare oggi più chiaro quale utopia fosse.

Se avessimo cercato di capire il profilo culturale del turista cinese, ci saremmo accorti di sapere poco o niente delle sue abitudini vacanziere. In primo luogo i cinesi odiano il sole.Sebbene per noi la tintarella sia obbligatoria 365 giorni all’anno, apparteniamo alla minoranza di meno del 5% della popolazione terrestre che ama godersi il solleone. Gli altri 6 miliardi e passa di abitanti, o hanno già la pelle scura abbastanza, o di abbronzarsi non ne vogliono proprio sapere. Chi è stato al cinema in un paese dell’estremo oriente, sa che prima dell’inizio di ogni film passano almeno due pubblicità di prodotti sbiancanti per la pelle. Là vige ancora il concetto che la pelle bianca sia per i ricchi ed i nobili, proprio come in Europa la pelle lattea era in voga prima della mania per la tintarella. Cosicchè i nostri 7600 chilometri di costa non sono certo una attrazione per i turisti cinesi.

La montagna neanche a parlarne. Non che ai cinesi non piacciano le escursioni, ma di montagne in casa loro ne hanno di mastodontiche. Le 5 montagne sacre sono addirittura meta di pellegrinaggio interno e da tutti i paesi d’oriente. I monti Tai ed Hua hanno profili e scenari che con tutto il dovuto rispetto, il Cervino “gli fa una pippa”.

Cibo? Nulla in comune. Così come noi quando visitiamo l’Asia non andiamo pazzi per i loro piatti tipici come riso scondito con maiale in agrodolce, loro non vanno matti per i nostri. Basti pensare che gli spaghetti alla carbonara in Asia è un piatto in brodo e la pizza (che pronunciano Pisa) è in voga con l’ananas.

Anche chi pensava di ripiegare sui monumenti Italiani è rimasto fregato. Al di là del fatto che i guerrieri di terracotta e la città proibita attraggono decine di milioni di turisti in casa loro, i cinesi al Colosseo c’entrano come i cavoli a merenda. Per i cinesi con abbastanza denaro nelle loro tasche per affrontare un viaggio intercontinentale, la parola d’ordine è spendere. Da italiano all’estero quante volte ho sentito il famoso: “There are no malls at the Colosseum.”, che tradotto suona come: “Ma non ci sono centri commerciali al Colosseo?”. Il classico tour operator italiano si focalizza su Roma, Firenze e Venezia, ignorando che i cinesi vogliono per la maggior parte solo fare shopping. Spesso infatti, i cinesi scelgono un tour europeo che comprenda Roma, Firenze e Venezia, seguite poi da Parigi e Londra. In Italia vengono a riposarsi, mentre a Parigi e a Londra fanno spesa. Se i tour operators mettessero più spesso a catalogo anche le vie della moda di Milano, magari riusciremmo a tenere in patria qualche turista in più a fare spesa.

Un altro aspetto che spesso ignoriamo, è che in Asia sanno dell’Europa tanto quanto in Europa sappiamo dell’Asia. Per esempio, se viaggiamo negli Stati Uniti sappiamo esattamente dove andare. Anche la scelta fra San Francisco o Los Angeles, pur essendo entrambe in California, è ponderata accuratamente. New York o Las Vegas? Miami o Boston? Ed anche all’interno di una città sappiamo esattamente dove andare. Per esempio la visita a Los Angeles deve comprendere Hollywood, che per la cronaca riceve più visitatori dalla Cina che il Colosseo. Soprattutto i turisti cinesi si annidano su “The Walk of Fame” attorno alla stella con impronte di Bruce Lee e Jackie Chan.

Quando invece viaggiamo in Asia, pare che tutta l’erba sia un fascio. In particolare i turisti che vanno a ritrovare se stessi in India, a malapena sanno che l’India è un sub-continente composto da 28 stati con differenze enormi tra di loro. Lingua, religione, tessuto socio-economico, tradizioni, cucina e storia cambia enormemente di stato in stato. I turisti alla ricerca di una esperienza spirituale in India rientrano spesso in Italia dopo aver trovato solo dissenteria e livelli igienici che la vecchia USL sarebbe miliardaria a forza di multe.

Per gli asiatici l’Eurpoa è un simile calderone. Non una moltitudine di stati variegati, ma solo un posto dove comprare borse Louis Vuitton originali. In Champs Elysee a Parigi, mia moglie è stata approcciata da turisti cinesi che le hanno offerto una commissione se fosse entrata nel negozio LV ad acquistare due portafogli. Infatti, per fare spesa da LV, i turisti devono esibire il proprio passaporto e non possono comprare più di due pezzi dallo stesso negozio. Ma gli insaziabili turisti cinesi viaggiano con il catalogo LV sotto braccio e puntano ad acquistare quanti più pezzi possibili.

A distanza di un decennio la Cina ci ha sorpassato anche per numero di turisti. Sono infatti quasi 47 milioni i vancanzieri che si riversano ad ammirare le meraviglie che incantarono Marco Polo, mentre il Belpaese si ferma a 43 milioni. Il buon senso ci dice di continuare a mostrare le meraviglie storiche che abbiamo la fortuna di ospitare, ma se guardassimo solo al denaro – e se stessimo a sentire i cinesi – il Colosseo sarebbe un posto perfetto per costruirci un centro commerciale.

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