Giovani e dintorni

young-people5 E’ vero, i giovani sono i più bastonati da questa crisi e da questa politica, intendo mondiale e non solo italiana. Gli italiani però, se possono, si complicano la vita. Si laureano è vero, ma molti in materie senza sbocco, poi però come laureati pretendono di lavorare. A questi ritmi nel 2050 avremo tre studenti per professore o saremo falliti prima. Inoltre non si preoccupano dell’età in cui entreranno nel mondo del lavoro e siccome devono fare le loro esperienze, capita che “sbarchino” su quel pianeta con cinque anni di ritardo, rispetto ai loro colleghi europei e con cinque anni di obsolescenza nelle professioni, perché la scuola italiana non è famosa per cavalcare i necessari aggiornamenti. Dovrebbero preoccuparsene, ma grandi battaglie non ne vedo, se ci si può laureare in chimica, fisica ed ingegneria senza vedere un laboratorio o quasi. Ma non basta.

Ci sono le “vocazioni” di moda. Il mio barista per esempio (ventitrè anni) ha scoperto che la sua vocazione è il mondo dello spettacolo, la musica in particolare, però é senza basi, non sa neppure leggere uno spartito. Mi ha detto “che ci posso fare se ho trovato la mia strada a ventitrè anni ?” Io non ci posso fare niente, lui ci poteva fare moltissimo, ma aspettava, tra una vacanza e l’altra, tra un filotto di concerti in giro per l’Europa e un mesetto a fare l’intrattenitore in un villaggio vacanze. Suo padre lo vorrebbe più presente al bancone, ma ha contro la figlia (che studia da modella e quindi nel bar non mette più piede per non rovinarsi la reputazione professionale) e la moglie, per cui si sa “i figli sono piezz’e core”. Ora il virgulto partirà alla volta di Milano per prendere lezioni e forse atterrare in TV in uno dei programmi deputati alla bisogna. Poi magari sarà famoso e farà soldi a palate e io e suo padre avremo avuto torto marcio. Glielo auguro, ma tutte le volte che guardo un talk show, anche quelli di politica, li trovo invasi di ragazzine generosamente svestite e servite come pezzi di carne sul bancone della macelleria.

Ma anche i maschietti hanno il loro bel mercato e non mancano occasioni per offrirli al voyerismo femminile (qui le quote rosa sono rigorosamente rispettate). Peccato, per loro, per noi cui lo Stato paga (per quanto?) la pensione. Meglio per tutti gli immigrati che, imparando a fare i lavori che i nostri non vogliono, sono “italiani” necessari. Per tutte le badanti che hanno mantenuto nel loro paese la famiglia, fatto studiare i figli e si sono anche comprate una casa. Per tutti i cinesi che lavorando a cottimo come in Italia negli anni ’50, saranno pure stati sfruttati, ma, come noi allora, hanno fatto quelle fabbrichette che sono l’onore e il vanto dell’Emilia e del Nord-Est. Certo si poteva fare di più, sfruttare di meno, ma solo in natura le cicale tornano a cantare tutte le estati e le formiche ad accumulare tutto l’anno. In economia no: le formiche campano e le cicale muoiono.

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