Germania, basso profilo e grande economia

merkel Molti, me compreso, parlano di futuribile Europa, di potenzialità della medesima e auspicano una via breve per realizzarla. Tutto bello, peccato che un numerino abbia sconvolto tutto e che ci spieghi perché ormai l’Europa è, probabilmente, una pia illusione. Il numero è quello dell’ l’export della Germania. Nel 2014, 1.000.000.000 di euro, è di gran lunga il paese con l’export più alto e se poi andiamo a vedere la differenza tra import ed export, siamo che loro fanno tanto quanto Cina, India e qualche altro messo insieme. E allora si comincia a capire come la scala dei valori, banalmente i tavoli a cui si può accedere, sono ormai diversi. Gli USA hanno la potenza militare, ma la vera potenza economica, quella è saldamente in mani tedesche. È per questo che la Merkel si muove ormai in stile curiale, con la gravità di Ratzinger e non la levità di Francesco. L’euro è una pia illusione, se la Germania se ne va, adieu. La forza di una moneta è anche il suo circolante, ma se torna il marco, il circolante è coperto di molti debiti, come il dollaro, ma senza la forza di chi può permetterselo. E tutto è avvenuto in dieci anni, non direi per caso, ma quasi. I tedeschi, usciti da una riunificazione costosissima, si sono fatti due conti, hanno chiesto una deroga allo sforamento del 3% e, a testa china, si sono messi a riorganizzare il sociale e la produzione. Hanno investito, fatto marketing, restyling e alla fine i risultati sono venuti. Naturalmente la loro politica estera è stata “sbarazzina”: hanno appoggiato tutte le “esplosioni” degli Stati dell’est Europa, sempre però riverendo il capo in testa russo. Così abbiamo assistito alla nascita di Slovenia, Croazia, Lituania, Lettonia, Estonia, Cechia, Slovacchia. Tutti mercati, paesi in cui esportare e far produrre a basso costo. Hanno promosso la Polonia, usandola come d’altronde gli americani, come botolo ringhioso contro la Russia. E intanto le fabbriche sfornavano a pieno regime, la disoccupazione calava e il Dax ne è la fotografia. La crisi dei subprime ha evidenziato la debolezza delle sue banche e su questo hanno lavorato e lo stanno facendo tuttora. E gli altri ? Chiacchiere, tante chiacchiere. Tutti a guardare la Cina, tutti a chiedere che rafforzasse lo yuan, che espandesse il mercato interno. Tutti insomma a guardare la pagliuzza. Soprattutto gli altri paesi europei, che non si svecchiavano, che non seguivano le sue tracce, che giocavano a chi sarà il prossimo premier e con chi si alleerà. Là invece non c’era problema : la Merkel ha vinto tutte le elezioni nazionali, ma ha quasi sempre governato con i socialdemocratici e nessuno ha fatto una piega. Anche questo è stato fondamentale : avere una maggioranza bulgara, smorzava le tensioni nel paese. Gli altri a litigarsi e chi vinceva, subito dopo perdeva, perché tutti volevano tutto e subito e soprattutto senza sacrifici. E ora ? Dipende da tanti fattori : gli americani dovranno fare i conti con i tedeschi, che però quando è ora di pagare, sono sfuggenti. Hanno capito che la vera potenza è quella economica e che avere un basso profilo paga, e bene. I partner europei, non avendo capito una mazza, o meglio avendo capito che se passa quel modello, vanno tutti a casa, non sanno che pesci pigliare e quindi non fanno l’onda. Noi, gli europei, invece siamo come lemming e se non ci fermiamo, mandando a casa gli incapaci, come prospettiva abbiamo un bel salto nel vuoto. E sotto non ci sono comodi materassi, ma un gelido mare.

 

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