Farmacisti in rivolta contro il proprio sindacato

  farmaciaHanno cantato vittoria facendo finta di nulla.

Hanno cantato vittoria perché il farmaco con ricetta è rimasto in farmacia.

Il sistema della pianta organica, ovvero la previsione di un numero prestabilito di farmacie sul territorio, è rimasto.

La licenza della farmacia potrà continuare ad essere ceduta o venduta, salvaguardando il principio dell’ereditarietà dell’azienda.

Tutto questo è vero. Potranno dire che poteva andare peggio; del resto i farmacisti hanno sempre creduto di avere contenuto i danni, anche di fronte a sonore batoste ricevute dal sistema politico. Dicono che i farmacisti sono una lobby.

Ma è davvero così?

Hanno visto i farmaci più costosi uscire dal canale farmacia per andare ad essere distribuiti dagli ospedali; hanno salutato i farmaci da banco ora reperibili anche negli ipermercati e nelle parafarmacie; giorno dopo giorno vedono cambiare al ribasso i prezzi dei medicinali dispensati per conto delle Asl (ricetta rossa) che un decennio fa rappresentavano il 70% del fatturato delle farmacie e oggi poco più del 50%.

Ma allora, dove è la lobby? Se non sono i singoli farmacisti, forse la lobby è rappresentata da coloro che cantano vittoria ad ogni sonora sconfitta: è il sindacato unico delle farmacie che, nonostante le continue sconfitte, trova la forza per rimanere in sella proprio perché i singoli farmacisti non possono avere una rappresentanza alternativa.

Invero, a noi farmacisti, il sindacato non offre neppure lo strumento fondamentale per ogni critica: la conoscenza dei fatti. Così, mentre le rappresentanze cantano vittoria perché poteva anche andare peggio, i singoli farmacisti vengono informati dalla stampa nazionale che all’età della pensione dovranno cedere la direzione della farmacia: un esproprio contrario al principio costituzionale della libertà d’impresa che le circolari dell’Associazione nemmeno citano.

Partendo dal presupposto che la farmacia è un’azienda e ha un valore in quanto tale, come si può impedire al titolare di gestirla? Senza entrare ora nel problema specifico, occorre segnalare con rabbia che, ancora una volta, la lobby di chi da anni si rimpalla con giochi di potere interni il controllo dell’unico sindacato dei farmacisti ha tenuto all’oscuro i propri associati di un passaggio cruciale, facendo credere di avere vinto solo perché la fascia C non è ancora stata liberalizzata.

Un’arma di ricatto, questa, usata dalla politica contro le farmacie; e usata anche dal sindacato delle farmacie per fare pessima politica con il sostegno forzato della propria base. C’è da chiedersi cosa sarebbe successo se i titolari di farmacia fossero stati rappresentati da più sindacati di categoria, fatto che avrebbe creato una sana competizione tra gli stessi nell’interesse di tutti gli associati.

E’ un argomento su cui fare una profonda meditazione, nella speranza che ciò porti a novità sostanziali, oggi tanto più necessarie, sia per contrastare le norme già approvate dal Senato, ma non ancora legge, sia per evitare un futuro che allo stato non può che apparire privo di certezze per una categoria che ha investito tutto, in termini economici e di studio, nella propria attività a favore dei cittadini e della loro salute.

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