Esperti

esperto Tutte le volte che in un dibattito di economia compare un esperto, io mi tocco. E ormai sono otto anni che ci sorbiamo esperti di economia. Sono diventati di moda dalla crisi del 2008 e alcuni sono anche andati a fare i ministri, TUTTI hanno dimostrato che per loro economia è uguale a finanza. La domanda allora è: chi gli ha dato prima la laurea, poi i master e infine il diritto di essere appellati esperti. Soprattutto perché accidenti quegli ignoranti dei nostri politici (in tutto il mondo) pendano dalle labbra di questi signori. Avete mai visto un professore, meglio ancora, un esperto, creare un posto di lavoro, fondare una fabbrica? Eppure l’economia vera, che tutti bramano e tutti anelano è questa: quella che genera posti di lavoro, magari a tempo indeterminato, ma soprattutto che genera utili. Eppure Draghi è un mezzo Dio, la Lagarde pensa che potrebbe esserlo e nella forma più pura, quella annunciata da Papa Luciani (Dio è madre). Forse sono adatti a ricoprire gli incarichi che hanno, ma con i posti di lavoro NON hanno niente a che vedere. Già il QE di americana invenzione serviva a salvare banche, aiutare speculatori, infoiare la speculazione stessa, ma di posti di lavoro, nisba. Con i soldi che sono stati immessi in circolazione sarebbe già esagerato dire che la montagna ha partorito un topolino. Dobbiamo piantarla di fare confusione e se vogliamo fare l’Europa, vera, dobbiamo smetterla di pensare che ci vogliono soldi (nella fattispecie carta) per fare posti di lavoro. Dobbiamo pensare in termini di prodotti, di mercati e soprattutto di nuove frontiere sociali. La tecnologia ha sempre fatto perdere posti di lavoro dal luddismo in poi. I nuovi paesi lavorano per salari annuali che rassomigliano a quanto noi pretendiamo in una settimana. Tutto si può reggere? Forse, come è da definirlo. Certamente non violentando la natura e le risorse fondamentali, neppure arricchendo i più ricchi e impoverendo gli altri. Dobbiamo chiederci a che punto siamo, dove possiamo arrivare, cosa possiamo permetterci. Senza risposte preconfezionate, senza scorciatoie confessionali. Di questo abbiamo bisogno, di beni comuni e identicamente distribuiti. Che vuol dire pagare le stesse tasse, avere gli stessi servizi e non sottostare a nessuno. Questo è il primo punto da capire. Una comunità europea, dove la sede centrale di un’azienda sta in Olanda, in Lussemburgo o in Irlanda per vantaggi fiscali, dove le pene per gli stessi reati sono differenti, dove si ha una disoccupazione con percentuali che variano di alcune decine di punti, è una comunità che non serve a nessuno, soprattutto ai più poveri, se la vogliono capire. Oggi Grecia, domani chissà. E lasciate a casa tutti questi meravigliosi teorici del nulla!


 

Ho affermato che gli esperti di economia non generano lavoro : balle. Hanno dato il Nobel a Stiglitz. Sarebbe lungo spiegare chi è, come la pensa e io non sono la persona più adatta. L’idea generale è che è contro i sistemi macro (perché manovrati da pochi, quindi non democratici) e vede invece nell’uomo (micro) potenzialità da incoraggiare e aiutare. Ora tutti ci gonfiamo la bocca con i prestiti da 500 dollari per mettere in piedi un commercio o un allevamento in Africa. Fare lo stesso in Europa è vietato. Arrivare ai contributi europei è roba da esperti, che infatti poi ne vogliono il 20%, per aver istituito profittevolmente la pratica. Sono privati, l’Europa lo sa, gli Stati membri pure, ma nessuno coglie la contraddizione intrinseca. Siamo così maniacalmente intrisi di stupidera liberista, che pensiamo che privato è bello e pubblico è brutto. Basterebbe che il pubblico e il privato avessero le stesse opportunità di credito, di licenziamento e di fallimento. Se così fosse, nessun politico trombato vorrebbe entrare perché sarebbe a piedi per la seconda volta. Lasciamo poi perdere le banche, che a chiacchiere sono tutte circa private, però sono piene di padrini politici cui fare riferimento. Dove in tutto questo stia, non dico la sapienza, ma almeno il buon senso, non lo capisco. O meglio, è lampante, se si pensa in termini di latrocinio, di illegalità. Tutti parliamo della terra dei fuochi, molto meno di quelli che hanno “fornito” i materiali per renderla tale. Ed erano ditte private, quelle buone. Che poi quando vengono prese con le dita nella marmellata, piangono per essere state costrette da uno Stato esoso. Che poi paghino campagne elettorali a quelli che a questo Stato conducono, è un’altra delle cose non pervenute. Che un uomo che si è fatto succhiare milioni di euro per trombare quattro squinzie, o per curare il suo sputtanatissimo ego e che poi quello stesso abbia guidato per vent’anni la politica del nostro Paese, anche questa è una non pervenuta. Eppure tantissimi suoi elettori (soprattutto, ma non solo, coté maschile) sapevano che con mille euro ti “facevi” una escort che “appariva” molto di più delle suddette. Meritocrazia, onestà e voglia di lavorare, questi sono i parametri su cui si fonda un buono Stato (casualmente al nord Europa), chi invece punta sulle scorciatoie con le pezze al culo, prima o poi si ritrova con il culo fuori. E stiamo ancora qui a parlare di greci e di aiuti umanitari. Ma per piacere! La natura è siffatta: che cicale e formiche esistono da sempre, le prime cantano e le seconde accumulano, ma alla fine, tutte sopravvivono. Se non interviene nessuno a mettere ordine.

 

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