A sentire tutti i nostri politici, il lavoro è merce preziosa, perché, purtroppo, rara. Se poi parlano i sindacalisti, è condizione necessaria per una vita dignitosa. Se parlate con chi lavora, scoprite che è sfruttamento, perché tutti si sentono sottopagati. Se parlare con chi lo fornisce, privati, è la maggior fonte di guai per lo sviluppo dell’azienda: troppe tasse, troppo assenteismo, poca preparazione.
Ora parliamo del lavoro dal punto di vista degli utenti, di coloro cui i lavoratori per mestiere devono erogare una prestazione.
Qui le categorie sono ben distinte: operatori di prestazioni manuali (idraulici, elettricisti, meccanici, ecc…): merce rara, trovabile solo col passaparola o per azzardo, risultati non sempre soddisfacenti, fatturazione rigorosamente assente, pena conti demenziali.
Abbiamo poi gli operatori di prestazioni intellettuali (medici, avvocati, notai, ecc…): merce decisamente meno rara, competenze fortemente variabili, fatturazioni sibilline, nel senso che chi deve, fa come da legge, sennò vale la regola almeno metà a la main.
E per finire siamo agli operatori che prestano servizi: qui è un terno al lotto. Trovate persone competenti e gentili e altre totalmente incompetenti e scorbutiche.La mia impressione è che la competenza e la gentilezza viaggino a braccetto, per cui se trovate un ignorante, questo si trincera dietro la divisa, lo sportello o il telefono a cui risponde.
Il grosso problema è che nessuno controlla queste cose, né da un punto di vista fiscale, né professionale. Non sarebbe complicato, ma per l’Italia i controlli sono come l’orticaria, peggio, i pidocchi. L’ho sperimentato ancora l’altro giorno. Avevo bisogno di un’informazione su un’assicurazione nuova che intendo stipulare, ho chiamato la sede centrale. Fiducioso che mi avrebbero fatto “rimbalzare” nel posto giusto, sono restato appeso cinque minuti ad un centralino con una musica scadente e datata, inframmezzata con avvisi in inglese di chi deve ancora finire lesson number two, alla fine quando sono stato “ricevuto” la signora mi ha risposto scandalizzata dicendo “ma questo è il numero della sede centrale!” Al che non ho potuto esimermi dal dirle che per quello ho telefonato lì, dove pensavo vi fosse il massimo della competenza e non un covo segreto per ministri presenti e futuri. Mi ha aspramente rimbrottato e io le ho letto il futuro (gramo se il mondo renderà giustizia al lavoro, splendido se si continuerà a tollerare ignoranza e incompetenza). Non ha gradito, la cosa era reciproca. Sono poi passato a chiedere ad altri e, come dicevo, i competenti (anche nel senso di dire: non so, m’informo e richiamo) erano disponibili, gli altri non pervenuti. Il mondo si adegua, almeno quello non perdente, magari con regole dure e non sempre condivisibili. Da noi aria fritta e soprattutto troppa incompetenza. Andate su internet, guardate i siti aziendali: il terzo mondo è molto più aggiornato, i nostri facevano pena già cinque anni fa, e cinque anni sono una generazione in quel mondo. Che poi è il futuro prossimo venturo.
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