Sono in pensione, ho sessantacinque anni anni, ma lo Stato italiano ha detto che me la pagherà l’anno prossimo. Che devo fare ? Vado a trovare gli amici. Questa volta è toccato a quelli tedeschi. Saarbrucken. Una settimana di racconti, fotografie vecchie e nuove, parenti, la solita conta di chi c’è ancora e di come stanno gli altri. Birra e wurst, a me piacciono pure i crauti.Sulla via del ritorno, arrivato a Strasburgo, decido di non correre. Non voglio rivedere i bei paesini alsaziani, con le vigne pennellate, i nidi delle cicogne sui comignoli e le case antiche fatte di fango e paglia a riempire la struttura in legno intagliato. Un posto della storia, dove la storia sembra adagiata. No, questa volta andrò verso la Savoia, salto la Svizzera, che con il suo ordine, mi deprime sempre un po’. Mi perdo in paesini prima di collina dura e poi di montagna. Trovo antiche miniere romane d’argento, pecore, capre, formaggi, vino. I paesi non sono infrequenti e la gente gentile, ma lo erano anche i miei e ci si intende.Arrivo in Emilia e salgo verso l’Appennino reggiano, incontro la storia e paesini persi in una natura splendida. Saluto mamma (c’è sempre una mamma) e vado a trovare parenti e amici.Si parla di vacanze, progetti, solite cose, solite lamentazioni. Il paese si svuota, resta una sola stalla (qui si fa parmigiano), hanno aperto due nuovi B&B, sono venuti degli inglesi che forse comprano qualcosa. Senza accorgermene racconto del mio viaggio e dei paesini che ho visto. Ho portato con me formaggi e qualche bottiglia. Buono questo, assaggia quest’altro, pecora, misto capra, capra pura, bevi un bicchiere, ci sta, ma davvero da vigne così in alto ? E cosa costano ? Beh, non si può proprio dire che siano regalati. Ma del nostro, pecora dico, se ne trova ? Qualcosa, ma poi chissà se è proprio nostrano.Ora mi rendo conto di ciò che stona: tutti vecchi, un solo giovane, la metà della terra che ricordavo coltivata è ritornata bosco. Tanto bel verde, troppo.In Francia ho visto pecore, capre, qualche vacca all’alpeggio, segherie, assi, travi, turisti, giovanotti e ragazze in paese, nei campi, all’osteria, nei negozi. Qui tutti a dirmi come sono in ansia per i nipoti che lavorano nelle ceramiche e non sanno ancora per quanto. Abbiamo abbandonato l’agricoltura per fare industrie, che ora chiudono, ma non sappiamo rifare l’agricoltura. Mai avuto un serio bilanciamento tra città e campagna . Basta prendere le medie europee delle persone che lavorano nel primario (agricoltura), nel secondario (industria), nel terziario (servizi) e confrontarle con quelle italiane o meglio riposizionare quelle italiane, , perché, come mi diceva un vecchio, devi decidere se mangiare carne per una settimana o formaggio per tutta la vita.Mi pareva di essere al cinema a vedere quei film neorealisti dove non manca mai una stazione ferroviaria e tanti che partono con la valigia di cartone legata con la corda. Sono partiti i nostri padri ed ora partono i nostri figli, restiamo noi e siamo sempre più vecchi. Chi vuole consolarsi ripensia Lorenzo il Magnifico “chi vuol esser lieto sia, del doman non v’è certezza” sì, ma lui era il principe e l’incertezza era degli altri.
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