di G.C. Mays su SeekinAlpha.com
Il Bureau of Economic Analysis ha riferito che il PIL del secondo trimestre è aumentato ad un tasso annualizzato di un triste 1,3 per cento. Il trimestre precedente era già stato rivisto al ribasso, da una crescita già debole dell’ 1,9 per cento ad un patologico tasso annuale dello 0,4.
Nonostante i dati anemici del PIL, circa l’83 per cento delle società dello S&P 500 hanno battuto le stime degli analisti per il secondo trimestre 2011, secondo dati di Bloomberg, e molte hanno riportato ricavi e utili record. Quello che ne risulta è che il successo delle più grandi multinazionali con sede negli USA non ha relazione con l’economia interna del paese.
Standard and Poors ha recentemente riferito che nel 2010, il 46,3 per cento di tutte le vendite delle società dello S&P 500 sono state al di fuori degli Stati Uniti. Ciò è dovuto principalmente alla crescita della classe media nei mercati emergenti e in via di sviluppo. Ironia della sorte, la crescita della classe media in questi mercati è dovuta al fatto che le multinazionali hanno sempre più una visione del lavoro come una merce globale, e utilizzano manodopera a basso costo da tutto il mondo, in particolare dai mercati emergenti dell’Asia e del Sud America. Ciò fa crescere i redditi e i consumi in quei paesi, sostenendo in tal modo l’aumento delle vendite.
Questi cambiamenti strutturali hanno portato negli USA ad un’occupazione interna stagnante, mentre i profitti delle imprese sono saliti alle stelle ai livelli pre-recessione.
Se guardiamo agli ultimi 10 anni, è sorprendente la divergenza tra i profitti delle multinazionali dello S&P500 e la crescita del PIL nazionale. Tra il primo trimestre del 2001 e il 2006, una semplice correlazione mostrava che i profitti delle imprese spiegavano il 98,4 per cento della crescita del PIL nazionale. Tuttavia, negli ultimi cinque anni a partire dal primo trimestre del 2006, la correlazione tra profitti aziendali e crescita del PIL domestico crolla, e i profitti delle imprese giustificano solo il 10,1 per cento della crescita.
Nonostante una grave crisi finanziaria che ha quasi messo in ginocchio il nostro sistema bancario, le multinazionali Americane hanno rimbalzato come non mai con nuovi massimi di ricavi e utili, mentre la disoccupazione interna rimane a livelli mai visti dalla recessione del luglio 1981 – novembre 1982. Negli ultimi dieci anni, ai cittadini americani è stato chiesto di sacrificare la privacy, il reddito, e anche la vita per amore di questo grande paese. E l”America delle multinazionali ha ottenuto profitti record, ma sembra aver perso ogni spirito nazionale.Una nazione non può essere grande senza che i suoi cittadini abbiano una proficua occupazione.
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