“La Grande Classe Media Uniforme dell’Occidente Democratico”. Di questo ci narra questo grande romanzo di Francesco Pecoraro, definendoci lui stesso il suo leit-motiv.
Pecoraro arriva finalista al Premio Strega, ma non lo vince. Non fa polemiche, ma poco dopo risulta vincente al Premio Viareggio. E meno male.
Era da tempo che nel panorama letterario italiano non compariva un’opera così straordinaria per capacità narrativa e per così ampia rappresentazione del nostro vissuto italiano dal dopoguerra ad oggi.
L’autore , con un’audace uso del feed-back di cui si rivela abile tessitore, ci racconta le vicende di Ivo -l’assoluto protagonista del libro- dalla sua infanzia ai giorni della sua fine.
Ivo è un ingegnere, ma i suoi studi universitari erano cominciati iscrivendosi a filosofia. Ivo è il figlio di un padre terribile, fascistoide di pensiero, pur dichiarandosi liberale, e di una madre amorevole ma succube del marito.
Ivo è un uomo che, qualunque cosa abbia scelto o subìto nella vita, si fa testimoni attento del mondo che lo circonda, del degrado morale, civile, ambientale, sociale in cui si trova a crescere e ad operare
Ivo è nato a Roma che Pecoraro non cita mai per nome, chiamandola, con non tanto velata ironia, “La Città di Dio” Roma di cui raramente si sono scritte pagine superbe e così insolite;in cui sembra concentrarsi il livido colore dell’abbandono al caos urbano di cui lui, ingegnere di professione, sa cogliere il profondo malessere e le sue ragioni di fondo.
I capitoli alternano, senza nessuna apparente ragione, episodi della sua vita che saltano da una età all’altra del protagonista. Il romanzo si apre con un lungo prologo che la dice lunga su quanto ci aspetta nei capitoli successivi, e parte con il primo capitolo in cui Ivo è già un giovane e dotato professionista che lavora per una Società che progetta la ricostruzione artificiale della barriera corallina di Sharm ormai moribonda se non ormai defunta.Ma Ivo è un amante dei ponti, di questa mirabile invenzione della mente umana che sfida il vuoto tra il lato sinistro e quello destro della valle , per ricongiungere il territorio e permettere all’uomo di ricostruire la continuità di cui ha bisogno.Ad essi dedica riflessioni molto suggestive
Ivo è il bambino assediato da un’educazione paterna ossessiva, violenta, da cui non si libererà mai per tutta la vita. Non sa se è coraggioso o pavido, se capace o mediocre, se ama o odia questo padre. Ivo è uno che ha un’attrazione forte per il sesso, ma scopre tardi tutta la faccenda.
Ama le donne e sposerà Clara, donna intelligente e di forte senso pratico ( al contrario di lui) con cui avrà una lunga convivenza fino al limite del possibile. Nel frattempo ne desidera tante e tante lo desiderano, perché lui è bello, alto, aitante, anche con il passare degli anni.
Per anni e anni frequenta un’isola della Grecia, sperduta e in ritardo con il progresso. gli pare l’unico rifugio dal mondo pestilenziale in cui sente di vivere. Ma “il progresso” avanza inesorabile anche in quell’angolo di sogno e un’altra disillusione lo afferra.
E mentre dilaga il turismo di massa, avanzano tra noi i sinistri colpi a martello del terrorismo …”Solo sei mesi fa, un altro attentato, tremendo e inspiegabile: è stato più a sud, lungo la costa…Eccoli qui, sono loro, anzi siamo noi…Siamo i rosei occidentali rubizzi scottati dal sole biondastri, pingui, insandalati, scanottati, lo sguardo vacuo azzurro apparentemente mite, disponibile allo svago, un po’ rimbecillito di chi è in vacanza… Siamo noi l’obiettivo, la carne da macello del terrore…Siamo noi quelli che vengono all’improvviso mitragliati mentre scendono dal pullman turistico, il cappellino in testa, la reflex al collo, per andare a vedere la piramide…Che poi non c’è niente da vedere in una piramide priva com’è di dettagli…”
Di questa Italia dal dopoguerra ad oggi, Pecoraro ci fa rivivere odori e sapori rimossi. Scampagnate con le prime utilitarie, oggetti, materiali,domeniche al mare, vestiti, messe della domenica, biglie colorate, eroi del cinema e del fumetto, case sempre più piene di cose utili e inutili. Un immensa rivisitazione dal nostro ultimo dopoguerra ad oggi che riempie tutto, svuotandolo di senso.
Davvero di un romanzo così si aveva bisogno. E la ricchezza di suggestioni che Pecoraro ci regala fa l’effetto di un grande armarcord in cui ogni lettore può ritrovare la nicchia di ricordi che riguardano la propria vita e quanto ad essa è appartenuto e appartiene.
E per questo che a me pare un romanzo che commuove dalla prima all’ultima pagina.
Francesco Pecoraro è nato a Roma nel 1945. E’ stato per anni nel Comune di Roma come architetto.
“LA VITA IN TEMPO DI PACE”
di Francesco Pecoraro
(ed Ponte delle Grazie, pag.505, euro 16,80)
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