Brevetti italiani vendesi

registrazione_brevetto_nazionale Sarà un caso?Forse che sì forse che no. Sto parlando del rapporto tra brevetti e sviluppo dei singoli paesi. Mi è capitato per le mani un giornale in cui i francesi annunciavano, orgogliosi, di essere ritornati ai livelli di dieci anni fa per numero di brevetti e spiegavano che avevano per questo investito una montagna di soldi nei progetti di ricerca. Incuriosito, sono andato a vedere la classifica dei primi della classe e ci ho trovato americani (71.000 l’anno) poi cinesi, tedeschi e tanti altri, anche i francesi. Nella classifica, l’Italia non compariva. Chissà perché , visto che tutti i ministri dell’università degli ultimi cinque governi hanno annunciato di aver incrementato gli stanziamenti per la ricerca. In effetti, se da noi si scopre qualcosa, poi non si sa a chi farla produrre e si finisce per vendere il brevetto. Due piccoli esempi: un professore scopre un film plastico che aumenta il periodo di non marcescenza di cinque giorni per le derrate alimentari. Si guarda intorno, nessuno è interessato e vende il brevetto alla Phillips Morris per 50.000 dollari. Ora il professore è da cacciare, perché non sa di cosa parla nelle questioni di soldi e soprattutto perché , se la suddetta società acquista, è il caso di insistere. Secondo esempio: il vincitore del secondo meeting di Italia Camp è stato un laureando in chimica che aveva messo a punto una vernice fotovoltaica che di giorno si “caricava” e di notte si illuminava. Nessuna traccia di questo prodotto, nonostante ci siano in Italia ditte di produzione di vernici. Forse il nostro nel frattempo lavora alla Bayer o alla Basf. Di certo c’è solo che qui da noi si vende Enel perché bisogna privatizzare e si dismettono le due Ansaldo perché Finmeccanica si concentrerà solo sul settore militare e aerospaziale. Che nei prossimi dieci anni spenderemo milioni di euro per fare impianti di smaltimento per la mondezza italiana (che ora col treno portiamo in Olanda), beh questo non era cosa per i nostri superspecializzati “ansaldini” che vedrete, se ben guidati, sforneranno brevetti a centinaia, ma per la ricchezza di altri. Il caso Nuovo Pignone è emblematico: in mani italiane stentava e lo Stato copriva i buchi, di un fatturato miserrimo. 800 milioni di euro. L’abbiamo venduta alla General Electric e ora guadagna e fattura 20 miliardi di euro. Anche questo sarà un caso. C’è chi fa la ruota come i pavoni, per aver fatto l’operazione. Anche il nostro attuale premier, come altri prima di lui, continuano a dire che dobbiamo spalancare le porte agli investitori stranieri, cedendo quello che noi non sappiamo fare. Concordo con loro, a patto che riconoscano che tra queste cose c’è anche l’amministrazione della cosa pubblica e che quindi, conseguentemente, si levino dai piedi. Al posto di un Presidente del Consiglio e dei ministri avremo un Amministratore Delegato e un consiglio di amministrazione. Quanti politici italiani pensate ne farebbero parte, se dovessero essere persone davvero capaci ? Ma purtroppo sono capaci a far chiacchiere e raccontare favole che puntualmente qualcuno si beve, applaude e li vota. Sarà sempre per caso che il paese va a rotoli ?

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