Utopia e Distopia.

A volte ho la netta sensazione che come umanità siamo finiti dentro un film di fantascienza distopico. E allora per evitare un nostalgico “si stava meglio quando si stava peggio” e pensare a quando giocavamo a pallone spensierati senza telefonini o lasciando le biciclette slegate in giro per Reggio Emilia, ho provato ad esaminare obiettivamente sia argomenti a favore del perché   il mondo starebbe andando meglio, e perché   invece starebbe andando peggio.

Uno degli argomenti più comuni a supporto dell’attuale sistema (capitalista, ma anche distortamente materialista e consumista) sarebbe che ha aiutato ad elevare molte persone nel mondo al di sopra della soglia di povertà. Senza spaccare troppo il capello, usando i dati della Banca Mondiale adeguati per l’inflazione, la percentuale di persone che vivono con meno di 10 dollari al giorno (un’esistenza piuttosto magra in qualsiasi posto del mondo in fin dei conti), è effettivamente passata dal 74% degli anni 90’ al 58% del 2019. Tuttavia, la popolazione è cresciuta da 5.3 miliardi a 7.76 nello stesso periodo, e dunque al mondo in realtà esistono quasi 600 milioni in più di anime che soffrono un’esistenza caratterizzata dalla miseria completa.

L’altro argomento forte a favore di un miglioramento è l’allungamento dell’aspettativa di vita praticamente estesa di 30 anni in ogni continente. Tuttavia la lunghezza della vita è un criterio molto relativo, perchè se allunghiamo la vita in un società distopica non facciamo altro che prolungare la nostra sofferenza collettiva, come un carcerato condannato ad una pena più lunga.

Infatti, guardo intorno a me e vedo cose come i social media che hanno soppiantato la nostra presenza nel mondo reale e capacità di essere autentici, pubblicità cucita su misura in base ai nostri dati ovunque, cookie di grandi corporazioni di scala mondiale ormai apolidi e sovrane persino alle nazioni, che tracciano le attività di chiunque e hanno di fatto cancellato ogni frammento rimasto della nostra privacy. Inoltre solitudine e isolamento mai così diffusi pur essendo in grado di comunicare istantaneamente con tutti, fuffa-guru e falsi profeti in ogni settore che predicano da uno schermo di Youtube, Linkedin o TikTok, migrazioni massive verso le grandi città o paesi più ricchi che portano ad enormi stravolgimenti nel modo di vivere e società sempre più stratificate sul modello di San Francisco, dove a pochi passi convivono gli onnipotenti tycoon della Silicon Valley e quasi 8,000 senza tetto e una criminalità dilagante.

Si prende una metropolitana e tutti hanno la testa piegata sui telefonini, viviamo in una continua minaccia di guerra perché  un mondo multipolare drogato di moneta stampata e finanza creativa si tiene sempre meno insieme se non con la minaccia della forza, risorse cruciali vicine al limite, politici burattini e sottoposti a poteri globalisti molto più grandi e sempre meno nascosti, indipendentemente dalla loro affiliazione, disparità di reddito brutale e in crescita vertiginosa soprattutto – caso strano – dopo ogni evento sismico come il Covid.

Potrei continuare all’infinito, poiché ciò che mi fa sentire la qualità distopica del nostro tempo non   è riassumibile in un dato isolato, ma è un enorme compendio di piccole cose che esistono ora e non 15 anni fa. Molti progressi tecnologici degli ultimi due decenni hanno portato solo a miglioramenti stupidi dei nostri passatempi, siano videogiochi o Netflix, o a una degradazione dei nostri modi di socializzare. E sembra che le moderne innovazioni non porteranno a una società migliore, ma solo a una più tecnologica.

Ma il test ultimo è questo: se guardiamo alla nostra società attuale non avrebbe potuto benissimo essere un film distopico sul futuro se proiettata in un cinema degli anni ’70 o ’80?

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