Nei Caraibi Katia, Irma e José stanno facendo danni per miliardi, probabilmente, a centinaia. I telegiornali di tutto il mondo ne parlano e ancor di più dopo che gli ultimi due arriveranno in Florida. Intanto nelle isole del paradiso é devastazione e disperazione. Macron si é già pronunciato per un pronto intervento finanaziario per risollevare quelle di sua competenza, gli olandesi pure, gli inglesi per contro sembrano di braccino corto, almeno per ora. Trump farà tutto un conto con il Texas e la Florida. Certo gli abitanti di quelle terre sono provati, disperati e ridotti, in molti casi all’indigenza. E quindi é giusto che vengano aiutati, ma ad un patto assai semplice: molte di queste isole sono paradisi, non solo per le loro bellezze naturistiche, ma anche per il loro fisco, pertanto se vogliono un aiuto dovrebbero rivedere alcune piccole questione di natura fiscale. Devono, ad esempio alzare le tasse perché siccome quella é zona di uragani, devono farsi una dotazione per il futuro e poi devono smetterla di non dirci di chi sono i conti delle loro banche e a quanto ammontano. Devono insomma uscire dalla black list e rientrare nella norma del vivere civile. Questa é, a mio avviso, la condizione da rispettare, sennò i soldi per la ricostruzione li possono chiedere ai loro correntisti. Non vorrei apparire brutale, ma i soldi spariscono dalle nostre banche, dove sarebbero tassati, per andare in quelle di quei paesi che ora hanno bisogno di aiuto e i nostri governi danno loro i soldi delle nostre tasse per la ricostruzione, nel frattempo si tengono i soldi dei nostri evasori, perchè serve a loro e pure hai loro protettori politici. Mi spiace per tanta gente che sta male, che sono anche a rischio di vita e sono d’accordo di aiutarli, ma pure loro dovrebbero aiutarci.
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