Michel Adam De Villiers mette in scena “Gozzano masquerade” di Ludovico Parenti al Théâtre de Nesle
“Non sono in grado (per incompetenza) di dare un qualsiasi giudizio sul suo valore teatrale: ma sono certo invece di una cosa, che ha saputo dare un bel ritratto di Gozzano, storicamente accettabile e originale”: queste parole scriveva il 22 marzo 1999 il compianto critico e scrittore Giorgio De Rienzo(autore di una bella biografia di Guido Gozzano) a Ludovico Parenti, autore attivo da anni a Reggio Emilia, dopo aver letto il dattiloscritto di Gozzano Masquerade. Il dramma, scritto fra maggio e settembre 1998, veniva stampato dieci anni dopo, nel giugno 2008, da Aliberti editore (unico testo teatrale del suo catalogo) e presentato poi nello stesso mese alla Biblioteca Panizzi di Reggio Emilia da Marzio Pieri – docente dell’Università di Parma -, presentazione cui seguiva un’applaudita lettura di Ivana Monti ed Edoardo Siravo.
Gozzano Masquerade è un affresco poetico, storico, biografico, in cui Gozzano, già da tempo colpito dalla tisi, è il “capo” di un gruppo letterario-conviviale-teatrale-erotico composto da nomi che il tempo avrebbe reso sempre più noti: dai poeti Carlo Vallini e Marino Moretti al critico G.A.Borgese, coniatore del termine “crepuscolarismo”, dal giornalista Guelfo Civinini, inviato del “Corriere della Sera”, al letterato Carlo Calcaterra, con il quale Pasolini discusse la sua tesi di laurea sul Pascoli, da Ernesto Ragazzoni ad Amalia Guglielminetti, poetessa bellissima e femminista ante litteram, con la quale il poeta di Agliè ebbe un rapporto intenso sul piano artistico e travagliato su quello sentimentale.
Considerando il non lieve impegno produttivo, il dramma di Parenti non è integralmente messo in scena per cui il regista Michel Adam de Villiers, per la durata di un’ora e mezza, mette in primissimo piano soprattutto il dapprima armonioso e poi conflittuale rapporto Gozzano-Guglielminetti, scandendo lo spettacolo in dieci quadri con voci fuori campo, che alludono alla presenza di un “coro” che costituisce, fra poeti scrittori e giornalisti, la cosiddetta “banda Gozzano”, e con musiche composte ed eseguite dal vivo da Germain Rodriguez.
Innamoratosi del dramma di Ludovico Parenti, conosciuto a Parigi tre anni orsono in occasione di una mostra su Pasolini tenuta dal figlio dell’autore David, Michel de Villiers ha subito pensato di metterlo in scena e, dopo aver approntato una traduzione francese, firmata da Sandrine Briard e Sabrina Boiché, ha fatto di tutto per superare le difficoltà che affliggono i teatri oggi, che coinvolgono anche la Francia pur se in misura molto minore rispetto all’Italia, e concretizzare il suo desiderio di presentare al pubblico parigino un autore come Parenti, che ha saputo scrivere un’opera di pregnante originalità espressiva e ricca di rimandi culturali oltre che calarsi nel personaggio di Gozzano con una sensibilità al limite dell’identificazione: “Mi è parso necessario – scrive de Villiers nel programma di sala – allestire questo spettacolo e far conoscere il mondo e la lingua di un grande scrittore, drammaturgo e poeta”.
Accanto al regista-attore, nei ruoli di Amalia Guglielminetti e miss Eleanor sono rispettivamente Sophie Bezard e Ambre Kuropatwa, che, dopo corsi di formazione con diversi maestri, vantano una brillante attività, la prima affrontando oltre che classici come Molière la drammaturgia moderna con lavori di Garner, Lucattini, Ponty; la seconda spaziando da Racine a Sartre, da Genet alla celebre Notre Dame de Paris nel ruolo di Esmeralda.
Attore cinematografico e televisivo oltre che teatrale, formazione presso lo Studio “Jack Garfein” (metodo Actor’s Studio) e al Centre Européen de Formation à la Productions des Films, Michel Adam de Villiers, figlio dello scrittore Gérard e discendente del “poeta maledetto” Adam Villiers de-L’Isle, ha al suo attivo come attore diversi spettacoli fra i quali La Commedia degli errori di Shakespeare, Il Misantropo di Molière, Le fantôme de Caligula (suo adattamento del Caligola di Camus) e diverse regìe fra le quali di particolare spicco quella di tre testi brevi di Brecht mai rappresentati in Francia (Il cane morto e il mendicante, Lux in tenebris e Quanto costa il ferro?).
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