Se ad un italiano chiedevate sino a tre mesi fa : “cosa amano i brasiliani?” Il 90% (e sto basso) vi avrebbe risposto: il calcio e la samba.
Ora che in Brasile si è cominciata un’orda di calcio (Confederation Cup, mondiali, olimpiadi con annesso calcio) si scopre che una larghissima maggioranza di brasiliani preferisce andare in piazza per avere una politica più pulita, una scuola migliore e una sanità decente. Ancora peggio: il loro astro (calcistico) Neymar dice di essere d’accordo con i manifestanti e di capirli.
Ora manca solo che per carnevale sfilino i sindacati e non le scuole di samba e il nostro mondo di cartapesta, perché esiste solo nelle nostre teste e per restare nel carnevale, crolla.
Qui da noi in questi giorni la GdF ha sequestrato tonnellate di carte negli uffici di 41 squadre di calcio (di cui 18 di serie A), un calciatore ha detto che Falcone era … (e non lo dico), ma, a parte qualche sporadica e scontata tirata di orecchie, non succede nulla.
Si dirà : noi abbiamo un welfare che loro si sognano. È vero, ma tra un po’, poco, noi ci sogneremo il nostro e sogneremo i loro posti di lavoro e i loro tassi di disoccupazione.
La nostra ignoranza, il nostro provincialismo hanno permesso di crederci ricchi perché i loro calciatori migliori venivano a giocare da noi. Sveglia! Non succede da più di dieci anni e neppure uno degli uomini più ricchi del mondo e presidente di una squadra di calcio italiana, può competere con altri ricchi (veri) che i danè li hanno e li cacciano a fiumi e si portano a casa il meglio, anche del nostro campionato. Noi in compenso portiamo le carte in tribunale e, prassi consolidata, qualcuno ci lascerà qualche penna. Ma ci siamo abituati a tutto : siamo saggi, non violenti, pigri e con una leggera inclinazione al masochismo. Sennò, al calcio, che vive di milioni a centinaia, portati dai nostri abbonamenti televisivi, e di truffe quotidiane, a questo calcio appunto, avremmo già dato un calcio. E che calcio!
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