Come nel film di Bunuel “Il Fascino Discreto della Borghesia”, in questo romanzo il cileno Josè Donoso ci riporta ad un sofisticato gioco in cui la realtà del quotidiano scivola verso il surreale per meglio sfuggire alla sua banalità e per cogliere il misterioso e inafferrabile percorso dell’animo umano.
Anche qui i personaggi vengono da una borghesia di professionisti affermati ed abbienti – in una Barcellona degli anni 70-, che rappresentano le inquietudini e le incertezze di un mondo in rapida trasformazione.
“Tre romanzetti borghesi” è di fatto diviso in tre racconti, nei quali tuttavia compaiono protagonisti che ritroviamo tra un racconto e l’altro.
Uno in particolare è sempre presente: la collaboratrice domestica che sembra incarnare la solida e sicura realtà da cui non poter sfuggire, contrapposta alla fragile armatura di una borghesia che pensa con essa di sfuggire alle insidie del benessere, con l’accumulo di privilegi sociali.
Il primo romanzetto è intitolato “Chatanooga Choochoo”, (leit motiv di una canzoncina da niente cantata in coro in una delle serate mondane in cui si ritrovano spesso gli amici protagonisti dei racconti) e si concentra su due di loro che all’improvviso spariscono per via di uno spassoso meccanismo inventato dall’autore, che ce lo racconta con grande sarcasmo.
Il secondo “Atomo verde numero cinque” è il titolo che l’odontoiatra Roberto ha dato ad un suo dipinto da pittore della domenica e che genera un rocambolesco susseguirsi di misteriose sparizioni nella bella casa in cui vive con la consorte Marta , logorandone la solidale relazione.
Il terzo si intitola “Gaspard de la Nuit” -a mio avviso il più riuscito- e ci introduce nel mondo della terza copia ( Ramon, e Silvia). Il figlio di Silvia, un adolescente sempre vissuto con il suo padre cui è stato affidato nella separazione con Silvia, viene spedito come un pacco dalla sua ex consorte per passarvi alcuni mesi. Lei non conosce nulla di questo figlio, Maurizio, il quale si rivela un personaggio del tutto ingestibile. Il rapporto che si instaura tra loro genera pagine ineguagliabili a Donoso e la descrizione di questo adolescente assurge a simbolo del confuso e difficile passaggio generazionale che caratterizza quegli anni 70.
La “rocciosa” realtà in cui sono immersi i personaggi delle tre storie, viene fatta scivolare con maestria da Donoso negli infidi territori dell’irrazionale dove l’io diventa mostruoso.
I vari Ramon, Marta vivono nell’agiatezza e nella sicurezzza: mariti affermati nelle loro professioni, con mogli stupende a “decorare” la loro collocazione sociale. Eppure il tarlo del consumismo fine a se stesso la pseudo cultura che serve per ritrovarsi a teatro o ad una mostra d’arte, concionandone con i luoghi comuni più triti, trasmette al lettore un senso forte di desola perchè si respira l’affanno della ricerca del proprio io e della propria vera identità.
In questo senso il “moderno” che permea tutte le loro scelte (l’arredo, i vestiti, le occasioni da non perdere, il progressivismo, ci viene addosso con il colore e l’odore della muffa.
Mentre l’irrazionale che irrompe con prepotenza nel loro quotidiano diventa la cartina di tornasole di un malessere autentico e difficilmente superabile, tale da farcelo percepire come anticipatore dell’anticonsumismo da cui oggi sentiamo tutti un bisogno di distanciarci, e di cui Donoso ci rappresenta i suoi effetti – in questo caso devastanti- sui suoi protagonisti
E’ molto interessante che il libro sia pubblicato con a fronte il testo spagnolo, per la gioia di chi può leggerne l’originale. In effetti il testo è stato pubblicato grazie a Narramerica legato all’Istituto Italo-Latinoamericano, che si occupa della cooperazione con l’Italia.
Inoltre esso è arricchito da una prefazione; da una pregevole ed interessante postfazione di Teresa Cirillo Sirri, e da una bio-bibliografia sull’autore
Josè Donoso è uno scrittore che fa capo al favoloso gruppo di grandi scrittori latinoamericani,di cui citiamo Garçia Marquez. Octavio Paz, Mario Vargas Lhosa. E’ nato nel 1924 a Santiago del Cile ed è morto nella stessa città nel 1996.
Tra le sue opere ricordiamo “Coronaçion” che vince il premio Faulkner nel 1962, “Historia personal del boom”.
I ” tre romanzetti borghesi” sono del 1973
“TRE ROMANZETTI BORGHESI” di Josè Donoso
(ed. Fharenheit 451, pag. 395, euro 16)
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