È forse il ballo con più proseliti al mondo. In tutte le nazioni si balla il tango. Perché ? Chissà, forse perché è una danza sensuale, forse perché l’uomo è un po’ macho e la donna un po’ “perduta”, o forse perché è una danza lenta, ipnotica direi.
Da questo punto di vista, lentezza e ipnosi, si potrebbe dire che i governanti italiani sono tra i migliori tanghèri al mondo. Tanto bravi da essere, come governanti, dei grandissimi tàngheri. Non combinano un accidente di niente, proclamatori instancabili e facitori immobili. Allucinatori di poveri allocchi (chi li vota) e mantenitori di nessuna promessa. Miserrimi nella loro pochezza e nella loro presunzione. Guardateli, sono solo atteggiamento, mai dimessi, mai alla mano, sempre sopra le righe nei toni, nelle affermazioni, negli atteggiamenti. Curatissimi, sempre distanti da quel popolo, da quella gente che dicono di voler rappresentare. Partite dalle alte cariche istituzionali : il nostro presidente non è un nonno, ma un oracolo, la signora che siede sull’alto scranno della camera, frustrata dagli alberghi a 100 stelle che frequentava quando era all’ONU, si sente fustigatrice di coscienze addormentate e depositaria del Verbo, l’alter ego che presiede il senato, conscio dei suoi iperbolici meriti nella lotta al crimine organizzato, ha organizzato la sua carriera al punto tale da rischiare figure barbine nello scontro con Travaglio e per questo si è dato una calmata.
Passando ai segretari (o imperatori) dei partiti, abbiamo chierichetti assurti alla porpora cardinalizia per meriti incogniti, professori di lungo corso, adusi alla navigazione fra logge tempestose, ex picchiatori di seconda fila (quella in cui si danno e non si prendono mai), indescrivibili imprenditori e l’indescrivibilità è, oltre a quella dei capitali di partenza e degli aiuti politici ricevuti, quella dei comportamenti in bilico tra pierini da barzellette sporche e sporcaccioni voyeuristi (fidanzate passate e attuali comprese –nel prezzo-). Tutto questo spiega la dormita generale del paese che brinda non alla ripresa economica, ma alla non decrescita prevista – come sempre- per l’anno prossimo. Intanto la macchia della povertà s’allarga e come sempre l’accattonaggio della raccomandazione rinforza i figuri sopra descritti. E noi moriremo in quest’abbraccio mortale fatto di comportamenti allusivi, ma non svolti, di promesse non mantenute. Di tango insomma.