A volte ci si può sentire quasi impotenti a suggerire dei buoni consigli per invogliare un lettore a leggere un’opera letteraria e trasmetterne la bellezza e l’incanto.
Soprattutto quando essa non contiene trame e vicende capaci di per sé ad appassionarlo.
Ed è proprio quello che provo di fronte a questo romanzo di John Williams intitolato “Stoner”. Un romanzo che è apparso in prima pubblicazione nel 1965, ma ripubblicato varie volte, diventando, con quest’ultima pubblicazione, un best-seller, dopo decenni di completo silenzio.
E’ stata una bella intervista a Ian McEwan apparsa su “la Repubblica, a farmelo scoprire. E la sua lettura mi ha lasciato in uno stato di grazia.
Perché?
Dare una risposta a questo interrogativo, mi ha reso cosciente della difficoltà ad esprimere considerazioni capaci di invogliare altri alla lettura di un’opera così straordinaria.
“Stoner” è un romanzo che -come riportato nella fascetta allegata al volume- “ parla di un ragazzo che va all’università e diventa un professore. Eppure è una delle cose più affascinanti che vi capiterà di leggere” ( Tom Hanks)
Nella letteratura americana appaiono di frequente capolavori in cui la scrittura sa toccare le corde più profonde raccontando la vita della gente con materiali poveri, essenziali, del “banale” quotidiano dei protagonisti, facendoli diventare universali nel tempo e nello spazio( un
esempio per tutti: il grande Philip Roth), riuscendo a farci identificare con essi.
E senza scomodare la Storia (che pure incombe), o i colori luccicanti del “chissà come va finire”!
Già dalle prime pagine del libro, Williams ti racconta, con semplicità disarmante, di questo Stoner, della sua vita senza felicità, senza grandi passioni; spesso vissuta con viltà; votato ad una inutile comprensione degli altri: capace di accettare o subire le crudezze della poverissima realtà della sua infanzia, come la cannibalesca atmosfera del campo universitario americano in cui passerà il resto della sua vita; paziente sino all’inverosimile con la moglie quanto mai insopportabile che stronca subdolamente il tenero rapporto che riesce ad instaurare con la figlia.
E persino rinunciatario quando, per la prima ed unica volta, riesce a sentire una forte attrazione sessuale per la giovane, unica amante.
Tutto questo, fa crescere nel lettore un sentimento sorprendente di empatia (e non di ripulsa rispetto al protagonista); una curiosità accesa per le sue reazioni imprevedibili alle cose che gli capitano e ai personaggi che lo circondano.
Il volume è impietrosito da una intensa postfazione di Peter Cameron, lui sì all’altezza di segnalarci con grande sensibilità, un percorso interpretativo di questo romanzo, capace di arricchirci senza nulla togliere al nostro personale e soggettivo giudizio su Stoner e le sue esperienze di vita.
Scrive Cameron “…si possono scrivere dei pessimi romanzi su delle vite emozionanti e che la vita più silenziosa, se esaminata con affetto, compassione e grande cura, può fruttare una straordinaria messe letteraria. E’ il caso che abbiamo davanti”.
John Williams è nato in Texas nel 1922 da famiglia contadina
E’ vissuto nel Colorado, dove ha insegnato all’Università sino alla sua morte, avvenuta nel 1994
Ha scritto, tra l’altro, “Nulla ,solo la notte”, pubblicato quest’anno dallo stesso editore Fazi.
“STONER” Di John Williams
Fazi editore, pag. 332, euro 17,50
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