Non conoscevo il nome di Steve Jobs. Conosco la Apple, ma non ne conoscevo il co-fondatore. Mio nonno non conosceva Steve Jobs, nè la Apple. E il fatto che adesso se ne parli (smisuratamente) non ha di certo migliorato il suo rapporto con la tecnologia. Mio nonno ha un cellulare senza fotocamera, un vecchio Nokia da battaglia. Gli è troppo complicato ricercare i numeri nella rubrica del telefonino e così se li tiene scritti in un piccolo taccuino: quando deve qualcuno, accende il cellulare (che altrimenti è rigorosamente spento per paura che tenerlo acceso possa costare), digita il numero che gli serve, copiandolo dal suo piccolo notes e schiaccia il tasto con la cornetta verde. Quando ha finito di chiamare, non schiaccia la cornetta rossa: spegne direttamente l’apparecchio. Per lui quindi, le grandi innovazioni di Steve Jobs & Co. non sono servite a niente. La musica si ascolta dalla radio, non dall’iPod; accedere a Youtube per guardarsi un video, o aprire Gmail in viaggio per controllare la posta da un iPhone sono azioni assolutamente inconcepibili . Se deve scrivere manda una lettera, se vuole della musica cerca manualmente la stazione radio che gli interessa. A me viene difficile pensare la mia vita senza internet o e-mail, senza canali illimitati da cui attingere informazioni, con cui rilassarmi, o mezzi rapidi per contattare chi desidero. Per me e la mia generazione è impossibile pensare ad un’esistenza senza uno Steve Jobs di turno. Per mio nonno il concetto di “icona”, “link”, “server”, “mp3”, “file” restano un affascinante mistero dell’era moderna. Non nascondo che a volte mi è parso che soffrisse, non vedendosi in grado di comprendere la velocità con cui il mondo va avanti. Un avanzamento progressivo che si fa spazio tra crisi, guerre, mercati che crollano, senza apparente possibilità d’arresto. L’anno scorso con un’opzione family gli abbiamo regalato MySky. Solo la vista del telecomando l’ha messo in difficoltà: registrare un programma era semplice, ritrovarlo tra le varie schermate della televisione per riguardarlo era impossibile. Io e i miei fratelli ci siamo messi d’impegno, gli abbiamo disegnato schemini colorati che potessero aiutarlo nelle azioni base, ma non c’è stato verso. Ci chiamava a volte, quasi esasperato, perché “il televisore non gli faceva vedere quello che voleva”. Vai a spiegargli che con il pulsante “Sky” controlli il decoder, e con quello “tv” la televisione normale. Che Sky prende solo su canali appositi, come “AV”, “HDM1”, e non su qualunque canale. Questo è il lato amaramente tenero della tecnologia: nonostante faccia di tutto per avvicinare la comunità globale, c’è sempre qualcuno che ne resta escluso. Una verità però resta sovrana, come mi ha fatto notare mio nonno: “Voi giovani saprete anche usare questi marchingegni spaventosi, ma se un giorno vi si intasa il lavandino, non sapete da che parte iniziare.” Non gli ho detto che ero quasi certa che se aprivo Youtube, avrei trovato un tutorial di un idraulico, magari dall’altra parte del mondo, che mi avrebbe spiegato come fare a sturarlo.