Dopo sei anni vissuti a Singapore, ogni volta che rientro in Italia scatta puntuale la stessa domanda. “Singapore, non e’ il paese in cui ti frustano se mastichi le chewing-gum?”. Ebbene, seppure il caso sopracitato sia una esagerazione, a Singapore ci sono senza dubbio alcune leggi bizzarre.
Il fondatore di Singapore, Mr. Lee Kwan Yiew, è rinomato per la sua rigidità nei confronti delle proprietà pubbliche. La sua auto-biografia comincia narrando della durezza di suo padre.Mr. Lee senior infatti, dopo avere scoperto il figlio in fragrante rompere un vaso di famiglia, lo pigliò per entrambe le orecchie e lo fece ondeggiare sopra un pozzo strillando minacce. Alcuni ritengono che l’espisodio traumatico possa avere definito il punto di vista di Mr. Lee junior e la proporzione con cui ha, nel corso degli anni, definito le misure correttive per la nascente nazione di Singapore.
Tuttavia, il mito delle frustate per i masticatori di chewing-gum è vero solo a metà. Negli anni ‘80, la gomma americana stava diventando un problema sociale. Stando alle cronache del tempo, pare che fosse diventato quasi impossibile appoggiarsi ad una qualsiasi superficie sugli autobus senza incappare in una cicca. Chi non si è mai trovato a tu per tu con un pezzo di cingomma altrui sotto un banco della scuola? Bagnato o asciutto che sia, l’incontro ravvicinato rimane disgustoso. Così il padre-padrone di Singapore decise una misura estrema. Proibì la vendita di chewing-gum in tutta la nazione. La legge restrittiva fu subito contestatissima, soprattutto a livello internazionale. Tuttavia a distanza di quasi 30 anni, bisogna ammettere che i mezzi pubblici a Singapore sono tra i più puliti al mondo. La misura si riferisce dunque alla commercializzazione delle gomme da masticare, lasciando tuttavia impuniti i masticatori. La legge invece cambia quando la cicca viene sputata o appiccicata, perche’ l’imbrattamento dei luoghi pubblici e’ punito severamente con multe spesso salate. L’idea delle frustate tuttavia non ha nulla a che vedere nè con la vendita nè con l’uso di chewing-gum.
Altri, sono invece i reati per i quali e’ prevista la punizione fisica. Non si tratta tuttavia di frustate vere e proprie, ma di scudisciate impartite con ramoscielli ammorbiditi (apparentemente) nell’urina di cavallo. Coloro cresciuti in montagna come me, magari ricordano i momenti trascorsi, nelle pause di una partita di calcio, a selezionare i ramoscelli di salice piangente piu’ morbidi e freschi. Alcuni tra i lettori più attenti ai dettagli magari ricordano pure i pezzetti di corteccia verde annidati sotto le unghie nel rimuovere lo strato più duro. Tutti, sono certo, hanno memoria della scudisciata a tradimento rifilata a partita ricominciata. La sofisticata preparazione – a parte l’ammorbidente equino, si capisce – pare essere la stessa nelle prigioni di Singapore. La variante della modalita’ prevede che il colpevole di turno venga spogliato e scudisciato sul fondo schiena. La punizione – la quale alcuni definiscono medioevale – avviene tuttavia sotto attenta supervisione medica e il numero di colpi non può eccedere 4 al giorno.
Tra i reati punibili con le scudisciate compare il graffito, quello che in alcune città italiane viene definito come forma d’arte. Chi infatti è sorpreso ad imbrattare i muri o qualsiasi altra proprietà pubblica, viene imprigionato, multato e frustato. Fece scalpore il caso del cittadino svizzero che si vantò online dopo avere imbrattato un treno fermo alla stazione di notte. Fece in tempo a prendere un aereo e darsi alla macchia prima di essere catturato. I media occidentali ne parlarono per un pezzo enfatizzando la severità della punizione.
Singapore è una piccola città stato situata su un’isola. Chiunque commetta un crimine può scappare solo attraverso uno dei due ponti che collegano alla Malaysia o con un traghetto per l’Indonesia. La mentalità dello Stato-Governo è di difendere i beni di proprieta’ pubblica come fossero di proprieta’ privata. Alcuni forse in Italia, nello scoprire un graffito sulla facciata di casa, si farebbero scappare un: “Se becco chi e’ stato lo frusto!”. A Singapore lo fanno davvero.
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