Se la pillola dell’onnipotenza fosse italiana…

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Ho rivisto il film “Limiteless”, la prima volta l’avevo guardato su un aereo. Divertente davvero, con ritmo e colpi di scena, ma questa volta mi ha anche indotto ad una riflessione. Per chi non l’avesse visto, la premessa della storia è semplice: il protagonista, uno sbandato che cerca di diventare uno scrittore, entra in possesso di una nuova droga, in grado di dare accesso al pieno potenziale cerebrale dell’essere umano. La pillola permette ad esempio di imparare una nuova lingua in due ore, accedere ad ogni ricordo o nozione del proprio passato, praticare quindi il kung-fu perfettamente semplicemente per averlo visto in un film, o inventare soluzioni geniali per ogni problema, insomma, si tratta quasi di una pillola che dona l’onnipotenza.

E allora, pur non avendo il film alcuna pretesa intellettuale, ho trovato interessante quello che il regista mostra nellaprima parte. La domanda che sorge spontanea per ciascuno è infatti: se avessi la pillola dell’onnipotenza, cosa faresti?

Il protagonista, che vive a New York, dapprima seduce una condomina stupendola perché si rivela in grado di aiutarla in una complessa tesi di laurea, poi si reca ad un party di persone altolocate dove grazie alle nuove doti, quali cultura enciclopedica, charme e humor, si fa nuovi facoltosi amici che lo includeranno nel jet set, offrendogli opportunità di business e invitandolo subito in luoghi da sogno; poi ci viene mostrato come, grazie anche alla conoscenza delle lingue straniere, il protagonista sia in grado di sedurre in pochi minuti una splendida modella francese in discoteca. Quindi, parallelamente a sucessi interpersonali, sentimentali ed anche editoriali, ecco che Eddie si mette a fare trading e guadagna un milione di dollari in meno di una settimana, in una scalata sociale che passerà per il management aziendale e che avrà come fine ultimo l’ingresso in politica.

Ma andiamo con ordine: è molto interessante proprio l’ascesa che il regista ci propone, cioè quella di un uomo che dapprima con la cultura stupisce e intesse relazioni, come a dire: la cultura conta e premia. Un uomo che con lo charme e la simpatia si crea nuovi amici e sfonda negli ambienti altolocati: come a dire che l’appartenenza non è un diritto di casta, dinastico, ma le qualità personali possono farti scalare la piramide sociale. Ci fa vedere un uomo che seduce con il talento della battuta e le lingue straniere: come a dire, le lingue straniere servono, pagano, ed il talento nel rimorchio è qualcosa che riguarda ciò che in primis si è e si sa fare. Insomma, si vede un mondo attivo e un uomo che in tutti gli ambiti in cui si cimenta si fa strada con doti specifiche e personali, grazie al suo modo d’essere.

In Italia, diciamocelo chiaramente, questa progressione del regista avrebbe avuto ben poco senso. La logica, se il film fosse stato italiano, avrebbe imposto un solo passaggio: quello del guadagnare il milione di dollari in una settimana, che sarebbe indubbiamente stato il primo. Ed ecco che tutto il resto da noi verrebbe dato per scontato, belle ragazze, circuiti vip, relazioni, potere. Le cose che Eddie, sotto l’effetto della droga fa a New York, non avrebbero quasi alcun senso qui, o avrebbero un pay off ridicolo.

Questo in fondo non rispecchia altro che la differenza di valori tra un mondo attivo e un mondo bloccato, corrotto , sdraiato solo sui soldi e socialmente immobile. Del resto i conti tornano se pensiamo che in Italia non vedremmo mai un film del genere ma abbondiamo di cinepanettoni e affini. Occorre dire che chi li va a vedere, e fa sì che abbiano sempre mercato, in fondo è perchè si identifica in quei (dis)valori, dove viene rappresentata per lo più gente arrichitta, furbetta, laida, immersa in ambienti di mediocri, tragattini, corna e zoccole. Mentre il cinema straniero prova a proporre anche nel semplice thriller dei valori positivi, che incentivino l’idea del fare come veicolo del successo, dell’essere e del conoscere come modelli premianti, noi ormai abbiamo scordato tutto questo e facciamo solo la parodia di una società in cui il merito non conta più nulla.

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