E’ un dubbio che da tempo mi accompagna: ma siamo davvero decerebrati oppure rintontiti da boati continui, mai notizie solo strilli? Quando ero un bambino (e ne sono passate di berrette, come si dice a Genova, riferendosi agli anni) esistevano ancora i giornali della sera (cosiddetti perché avevano un’edizione serale che usciva alle 18 circa). E non li vendevano gli edicolanti (che avrebbero chiuso un’ora dopo) ma gli strilloni, persone che con un fascio di giornali in braccio urlavano titoli veri o inventati. Era a chi strillava più forte, a chi la sparava più grossa. Noi ci fermavamo, non compravamo un accidente e cercavamo di attizzare un contro l’altro gli strilloni, con apprezzamenti o deprezzamenti opportuni. Non eravamo quello che si suol dire degli angioletti. Ma imparavamo che chi urla è perché non ha niente da dire o perché deve “venderci qualcosa” che poi sia realtà o fantasia, rischiamo di scoprirlo poi e a nostre spese. È vero, sono vecchio, ma poi di vecchi come me ce ne sono ancora (per fortuna nostra) tanti, ma non mi pare che tutti si ricordino degli strilloni e allora mi assale il dubbio che siamo scarsi. Scarsi nel senso scolastico, insufficienti, questa volta non a scuola, ma nella vita. Siamo nati che c’erano politici discutibili assai, siamo cresciuti e quelli sono peggiorati, siamo invecchiati con governanti che non avremmo voluto neppure come portinai. E non è che possiamo sempre chiamarci fuori, non è che possiamo dire che non è colpa nostra. Certo non lo sarà tutta, ma una fettina ognuno di noi ce l’ha. Abbiamo tollerato alleanze improvvide, abbiamo votato prima per il meno peggio, poi turandoci il naso, poi contro qualcuno. E siamo andati sempre peggio. Forse se avessimo continuato a fare qualcosina in politica (e molti di noi l’hanno fatta), se avessimo continuato ad esercitare almeno il controllo sulla parte politica che ci piaceva e non quella che ci conveniva, forse oggi non saremmo messi come stiamo. Ma ritorniamo a bomba: essere scarsi o rintronati NON è una questione definitiva, è una scelta di vita, se si è scarsi, basta applicarsi e migliorare le nostre capacità di giudizio. Se siamo rintronati, basta spegnere gli altoparlanti della stupidità, fare intorno a noi un po’ di silenzio, anche fisico, e poi, dopo un attimo di spavento, perché il silenzio spaventa, se non ci si è abituati, riusciremo a discernere tra le notizie e gli strilli. La terza via non ve la consiglio: è l’accettazione della vecchiaia come rinuncia, il modo più triste per finire una vita.
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