Riotta, cantore dei nostri sogni

AYANE%20RIOTTA Ho visto martedì sera la trasmissione Parallelo Italia, condotta da Gianni Riotta, nuovo format televisivo, approntato sembra all’ultimo momento quest’ estate per vari motivi, voluti dal premier. Il primo sarebbe che è stanco di sentire giornalisti nelle varie reti televisive criticare i suoi atteggiamenti e l’insufficiente operato del governo. E Gianni Riotta, in una delle prime puntate è prontamente accorso al cospetto di Renzi ,per fargli un’intervista pressochè adorante, nella quale addirittura si complimentava per la foggia della camicia.Il secondo motivo è che il premier vuole si mettano in evidenza le iniziative valide e virtuose dell’Italia e dei suoi abitanti e qui la trasmissione ha il merito di andarle a scovare nei luoghi più disparati, anche laddove si potrebbe pensare che ormai tutto è perduto. Come ad esempio in Sicilia, dove il giornalista ci ha mostrato un gruppo di giovani, rigorosamente di ritorno dall’estero, che hanno fondato un’azienda informatica di sostegno alle imprese per la loro valorizzazione, creando il germe di una piccola Silicon Valley, o un imprenditore che fabbrica un panettone così buono, da essere arrivato ai primi posti nella classifica dei migliori prodottidi origine meneghina. Abbiamo visto anche la presidente di un’associazione che si batte contro il pizzo, insomma, tutte persone che non ci stanno a marcire nella rassegnazione e nella passività. Allora mi vengono in mente alcune  riflessioni: per potere innovare, lavorare con entusiasmo e coraggio, è bene che i giovani trascorrano un periodo all’estero, dove in primis acquisiscono l’ autonomia dalla famiglia, oltre che imparare nuove modalità lavorative ed essendo la ricerca più avanzata la ricerca in diversi paesi, li stimola nella creatività . Altra considerazione : se è vero che tanti della società civile si rimboccano le maniche a dispetto delle difficoltà, allora è proprio la classe politica a mostrare maggiormente i propri limiti, non togliendo sprechi, inefficienze, ingiustizie, evitando cioè di fare il suo dovere. Meno positivo il mio giudizio quando, in collegamento con l’esterno, il conduttore ha dato la parola a un cittadino che ha espresso molto civilmente il suo dissenso sull’accoglienza agli immigrati, motivandola con l’assenza di lavoro che colpisce anche gli italiani. Ma prima che parlasse, Riotta gli ha chiesto conto maliziosamente di un tatuaggio sul collo, che manco si vedeva, e l’uomo ha risposto semplicemente che si trattava di un simbolo dell’ estrema destra. Il giornalista, pur affermando che tutti hanno libertà di parola, ha associato quel simbolo, che poteva essere stato vergato magari in gioventù, all’opinione di chi lo possedeva e comunque non si dovrebbero giudicare le persone da ciò che mostrano. Se si da spazio ai pregiudizi, bisognerebbe ricordare che  Riotta è stato fatto direttore del tg uno da Romano Prodi, da lui intervistato in ginocchio sull’Europa, nella scorsa puntata. Un giornalista dovrebbe essere implacabile con i potenti e tollerante con gli altri, anche con i poveri di spirito, ma forse questo Riotta non lo vuol sapere.

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