Ricostruire una comunità

Ci ho pensato a lungo e finalmente ho trovato l’aneddoto adatto per descrivere il significato della parola “comunità”.

Nel 1945 la guerra era appena finita e Reggio Emilia era ridotta ad un cumulo di macerie. Nella città, come in tutte le altre del resto, iniziarono le opere di ricostruzione: operai, braccianti, contadini, tutti impegnati a rimettere in piedi ciò che era caduto.

Mio nonno, all’epoca, era un operaio specializzato delle “Officine Meccaniche Reggiane”, storica fabbrica, nata all’inizio del Novecento per la produzione di proiettili d’artiglieria e produzione ferroviaria e divenuta famosa negli anni trenta per gli aerei da caccia.

Ogni giorno, dopo il lavoro, gli operai si fermavano alla fabbrica e ripulivano mattoni.Recuperavano scheletri di vecchi edifici distrutti e li mettevano a nuovo. Si occupavano di aggiustare le attrezzature meccaniche ed edili necessarie all’intera città.

Lo Stato italiano aveva promulgato una politica di ricostruzione per arginare la dilagante disoccupazione e far tornare un clima di serenità il più velocemente possibile.

Così una volta ricostruiti i palazzi, sistemate le strade, tratto in salvo gli edifici pubblici di prima necessità, come l’ospedale, la stazione e la posta, gli operai si guardarono intorno e si dissero che mancava qualcosa.

Erano stati in grado di ridare vita ad una città devastata dalla guerra, ma non volevano accontentarsi di averla resa semplicemente com’era prima, ci voleva qualcosa di nuovo, un regalo da fare alla città, ai cittadini, a loro stessi. Qualcosa di non strettamente necessario, ma di importante per vivere meglio, una possibilità in più nelle giornate di tutti.

E fu così che decisero: ogni operaio mise due mesi del suo stipendio in una cassa comune, senza la minima intenzione di riaverli indietro, e con quei soldi fecero nascere dal nulla la Piscina Comunale di Reggio Emilia. Ad oggi la Piscina di Reggio Emilia, dedicata ad Ober Ferrari, è una struttura perfettamente funzionante, con vasche interne ed esterne, adatta per bambini, adulti, e allenamenti di grandi campioni del nuoto italiano, che non sono mai mancati.

Mio nonno è ancora molto orgoglioso di quella scelta che fecero lui e i suoi compagni ed ha addirittura conservato la scheda che testimonia il versamento della sua quota per la realizzazione della piscina. Credo che questo sia un buon esempio di cosa vuol dire “comunità”.

Quegli uomini all’epoca desiderarono qualcosa per rendere la loro vita migliore. Noi dovremmo pensare che se la nostra vita è migliore, è perché c’è qualcuno che ha pensato a noi.

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