Sarebbe ora di cominciare a fare un po’ di chiarezza fra il vocabolo ‘razzista’ che ormai si usa a vanvera come una etichetta adesiva da tirare addosso agli altri – per sentirsi moralmente superiori – e l’essere persone rispettose di tutti, ma con gli occhi non foderati di prosciutto rispetto alla statistica.
Mi spiego: quando vivevo in Italia ho sempre mal sopportato l’ipocrisia di chi al grido di ‘razzisti’ aggrediva con fare moralistico chiunque osasse esprimere l’opinione che gli immigrati delinquessero più degli italiani. Opinione suffragata peraltro dal fatto che occupavano metà dello spazio nelle carceri pur essendo inferiori al 10% della popolazione. A meno che ora non si voglia arrivare anche al punto di dire che la polizia arresta selettivamente solo gli stranieri, che sarà il prossimo trend, visto che questa tesi è già di moda fra gli Americani, radicatasi mano a mano che le minoranze hanno acquisito potere e massa critica, supportate dal radicalismo chic dei democrats che a chiacchiere fanno i MalcomX, tanto poi vivono a Manhattan e di come se la sfangano quelli nel Bronx gliene infischia fino a mezzogiorno.
Ormai che l’Italia è diventata il far west, dove si viene picchiati e rapinati in casa propria – praticamente quasi sempre da stranieri – come se fosse il caffè del mattino, queste tesi che trovavano consenso totale in tutta l’ala di sinistra fino a 5-6 anni fa, ora cominciano a stare… sulle scatole a tutti.
E allora occorre fare chiarezza. Perchè se dico che le bande che assaltano le ville con modalità violenta sono soprattutto dell’est Europa, sto implicando che se incontro un rumeno gli sputo in faccia? O sto implicando che non posso avere amici rumeni e che non esistono persone per bene dell’est? Niente affatto. E allora le accuse di razzismo non hanno alcun senso. La realtà dei fatti è che è raro trovare un italiano che picchi e sevizi i padroni di una villa, così come farete fatica a trovare un cinese che si macchi di un reato come lo stupro. Magari ne troverete più d’uno accusato di contraffazione di prodotti o cibi avariati. Sono appena stato razzista verso i Cinesi? No, ho semplicemente seguito le cronache. Se diciamo che certe tipologie di reato sono più frequenti o meno frequenti presso certi gruppi etnici o nazionalità, anche sulla base di dati, questo è razzismo? O solo opinioni? (Anche esse contestabili sulla base di altri dati).
Peraltro anche avere opinioni su un certo gruppo, non ha alcuna implicazione sugli individui. Uno può legittimamente ritenere che un popolo in generale abbia certe caratteristiche, e tuttavia trattare ogni individuo come essere umano singolo nell’interazione quotidiana. Uno può ritenere ragionevolmente che in molti paesi dell’Africa le persone siano decisamente povere, ma non è che se una sera a cena al tavolo si trova un africano milionario, inizia ad urlare come se avesse visto un fantasma. Quello che viene chiamato razzismo, o generalizzazioni, in realtà sono processi anche molto spesso funzionali, chiamati piuttosto dal premio Nobel Kahneman ‘euristiche’.
La prova che queste euristiche vengono utilizzate in sostanza anche dai paladini dell’antirazzismo, e che dunque le loro posizioni sono spesso ipocrite, può essere prontamente rivelata dal mettere alla prova non le loro parole, ma i loro atti.
Ad esempio, le donne che ad ogni attacco terroristico si gettano in difesa del diverso prima ancora che delle vittime, e che si preoccupano così tanto che come conseguenza dell’attentato non si facciano generalizzazioni, per esempio, perchè non si trasferiscono mai in Nordafrica o in Arabia Saudita? Se non si può generalizzare, allora dovrebbero andare là e trovare solo individui, quindi trovare le stesse probabilità di vivere lo stile di vita dell’Italia, giusto? Eppure non ci vanno. Non è che allora anche loro quando si tratta di montare sull’aereo, poi generalizzano?
Oppure, perchè non fare una bella passeggiata in piena notte in zona stazione? E’ perchè è più probabile essere rapinati? Ma allora questo è razzismo verso i cittadini – soprattutto stranieri- che vivono in zona stazione? O ipocrisia?
Fareste più volentieri una passeggiata notturna a Lagos in Nigeria oppure a Singapore? Razzisti verso i Nigeriani? O per caso avete letto qualche statistica sul crimine? Prima di fare un viaggio, consultare il sito della Farnesina: è razzismo perchè implicitamente state dicendo che allora no, non siamo tutti uguali per sicurezza, usi e costumi?
Purtroppo ormai si ragiona sempre meno e si vive di slogan sempre di più. All’estero ho capito che questa moda del politically correct che in Italia ascrivevo alla retorica di sinistra, è anche essa in realtà un prodotto di importazione globale e manco a dirlo, a stampo americano.
Infatti negli USA ormai sono così rincitrulliti a colpi di nevrosi e retorica che ormai è razzista qualsiasi affermazione. Quando vivevo a New York stavo giocando a ping pong e nel fare le squadre ho detto che gli altri avevano un cinese che probabilmente era forte. Ho beccato del razzista. Il cinese infatti poi era forte davvero… come del resto il 90% di quelli che stavano lì al dormitorio, perchè è il loro sport nazionale. Quindi è semplicemente più probabile che lo abbiano praticato da bambini!
Ora capisco che razzista forse sarebbe entrare in un bar e ogni cinese che incontro dirgli ‘veh, porta le racchette!’. Ma ritenere che in generale se la cavino bene con il ping pong mi pare una legittima opinione. Come pensare che gli Italiani siano più facilmente forti a calcio che non a badminton… Ma niente, ormai pure questo è diventato razzismo.
Per questo sarebbe ora di distinguere tra l’utilizzare processi mentali e semplificazioni cognitive basate su probabilità dette ‘euristiche’ con il razzismo che è invece qualcosa di comportamentale. Che poi pure il pontificare sul comportamento mi fa ridere: se volessimo fare le morali, oltre al razzismo perchè non ci preoccupiamo di tutti i dieci comandamenti già che ci siamo? Bacchettando a destra e sinistra se uno si frega il resto, ti tira un pacco a cena, ti taglia la strada. Solo che per quei comportamenti non c’è una etichetta tipo ‘razzismo’, ‘omofobia’, ‘maschilismo’, e allora non si scende in piazza. Anche se sono comunque comportamenti contro altri esseri umani, no? Sono meno gravi solo perchè non c’è componente razziale, o magari omofoba? Se in una rissa uno ti spacca la faccia, trafiletto in un angolo di giornale. Se eravate di due etnie diverse, titolone in prima per farla subito passare come aggressione razzista (soprattutto se è un italiano ad attaccare lo straniero, è xenofobia, sennò viceversa è normale criminalità da strada). Ma non sono proprio gli anti-razzisti che vorrebbero un mondo dove siamo tutti uguali? E allora non dovrebbero vedere in entrambi i casi soltanto un essere umano che spacca la faccia ad un altro? Non è che proprio l’insistere sul razzismo alla lunga accentua la percezione di diversità? Basterebbe una giustizia seria, e non parlare più del razzismo, piuttosto che tante chiacchiere di xenofobia e un sistema giudiziario che fa acqua per tutti, bianchi, neri e gialli.
Allora se siamo onesti, quando una azienda fa una analisi di mercato e guarda al PIL pro capite di un paese, e quindi stabilisce che quel paese non e’ un mercato interessante dove aprire la sede, e’ razzista? Se diciamo che il Laos e’ povero in canna siamo razzisti e dobbiamo fare finta che invece no, siamo tutti uguali, e quindi un laotiano probabilmente e’ ricco come un americano? Oppure dobbiamo dire che la razza non c’entra mai per nessun aspetto? Per esempio va di moda dire che il crimine non correla con l’etnia ma che e’ causato dalle condizioni di poverta’. Peccato che la maggioranza dei poveri stia per esempio in Asia che in generale e’ molto meno violenta del sudamerica. E’ legittimo allora almeno considerare la posizione opposta oppure diventa razzismo?
Ma per tagliare la testa al toro: a Singapore alla dogana vi è un software di riconoscimento facciale. Il software determina quali persone fermare a scopo antiterroristico e usa la fisiognomica facciale per determinare le etnie, e quindi selettivamente controllare meglio quelle a rischio di attentati. Se il software usa questo criterio, i casi sono due: il software non ha preferenze e usa solo le migliori approssimazioni statistiche e magari ha stabilito che i terroristi di solito non erano biondi, con gli occhi blu e il passaporto finlandese… oppure è razzista anche il software?
Forse è ora di essere un po’ meno ipocriti e dirci che quello che conta è comportarsi bene in quanto esseri umani, bianchi, neri o gialli, ma che la libertà di avere i propri pensieri – in forma non violenta – su gruppi o nazionalità non è certo il problema. Anche perchè alla prova dei fatti, anche quelli che millantano questo gran moralismo, se dovesse esplodere il vagone della metro dove sta viaggiando loro figlia… allora scommetto che il software alla dogana lo vorrebbero… più razzista.
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