Ovvero come funziona la scuola italiana. Non mi riferisco alla “buona scuola” o a quisquilie antecedenti, ma a come lo Stato butta i soldi INDIPENDENTEMENTE dalla qualità della scuola. Per chiarire faccio subito un esempio: mia madre è stata costretta a letto per un’incrinatura al bacino per un certo periodo e ho cercato del personale che venisse ad accudirla alcune volte al giorno: mi sono imbattuto in una struttura che manda, per questi servizi, infermiere laureande (dl terzo anno). Efficienti, preparate, gentili. Parlando con loro ho scoperto che ora, per diventare infermieri, occorrono diploma di scuola media superiore e tre anni (laurea breve in infermeria) in cui ci sono esami e tantissima pratica (il terzo anno 700 ore in corsia). La retta è salata, ma lo Stato, tra superiori e laurea, ci smena alcune centinaia di migliaia di euro a cranio. Lo Stato lo fa per ottenerne dei privilegi a posteriori, con le tasse, lo sviluppo e l’incremento economico che ogni cittadino crea. Perfetto, peccato che poi ci sia la fuga dei cervelli, grave, ma soprattutto la fuga, nel caso specifico, delle infermiere. Mi dicevano queste ragazze che non meno di un terzo delle partecipanti ai corsi, quando hanno finito vanno all’estero, perchè le infermiere italiane sono molto preparate e hanno un ottimo mercato, e quindi Svizzera e Inghilterra ad esempio fanno loro ponti d’oro (gli inglesi offrono un corso trimestrale di lingua gratis). Risultato: le meglio se ne vanno e da noi rimangono le più scadenti, che magari per concorso arrivano dal sud, dove sicuramente ci sono punti di eccellenza, ma anche tante scuole disperanti (almeno a leggere le statistiche P.I.S.A.). Risultato: il servizio peggiora e lo Stato ci rimette due volte, la prima pagando chi poi produrrà reddito all’estero e la seconda perchè i costi di un servizio peggiorato (sembra un paradosso, ma è vero), tendono a crescere. E così un’opportunità (avere ottimo personale infermieristico) si tramuta in un disastro: perchè opportunità? Perchè per centomila motivi, molti malati esteri vorrebbero essere curati guardando il mare in un clima temperato, piuttosto che nelle brume gelide della loro terra (e le loro casse malattia sarebbero ben liete, perchè i costi che pagherebbero sarebbero minori di quelli che attualmente pagano). Certo si dovrebbe investire in cliniche specializzate e non in carrozzoni che pesano sulla nostra sanità. Ci vorrebbero imprenditori veri del settore e non ladri “ammanigliati” con i politici trombati che riempiono le ASL. Ci sarebbe lavoro, vero, specializzato e indotto turistico. Per i parenti ad esempio, i mille servizi/ pacchetti pensabili. Tutto possibile e neanche troppo complicato. Per noi però ancora troppo. Noi nel frattempo continuiamo a salvare Alitalia, che tra breve, se lo Stato non continuerà a farsi mungere, diventerà Alì-taglia!
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