L’emergenza Coronavirus, originata dai mercati alimentari di Wuhan, è solo l’ultimo episodio in cui l’abitudine del consumo alimentare di animali si ritorce contro l’uomo. Sappiamo infatti da tempo che l’allevamento di animali a scopo di nutrizione è responsabile, da solo, per almeno il 15% di tutte le emissioni di CO2 e di riduzione della biodiversità, problemi difficilmente sostenibili agli attuali ritmi di crescita della popolazione (e conseguente consumo della carne stessa). Non da ultimo, l’OMS ha ufficialmente classificato salumi e insaccati come potenzialmente cancerogeni.
Il consumo di carne, e potenzialmente smetterlo, si configura inoltre come una situazione in cui l’interesse collettivo, si coniuga con l’etica. Del resto molte leggi, basate su considerazioni apparentemente etiche, sono fondate di fatto sull’interesse collettivo. Ad esempio introdurre il reato di omicidio: è nell’interesse di una società che voglia darsi un minimo di organizzazione e non sprofondare nell’anarchia, anche se il contesto legislativo (e anche la percezione etica del pubblico) cambia completamente se quella stessa società, con il proprio esercito, uccide migliaia di individui in una diversa nazione, nel contesto di un raid di guerra, ad esempio.
Nel nostro interesse collettivo, è dunque cresciuta anche la consapevolezza del tema etico relativo al vegetarianesimo, con alcuni passi storici, non ultimo il discorso dell’attore Joaquin Phoenix che ha utilizzato il palcoscenico della vittoria dell’Oscar per un appello che per la prima volta va oltre la difesa di un certo gruppo etnico, genere o nazionalità, o persino razza umana, e invoca lo stesso rispetto ed uguaglianza di diritti per tutti gli esseri senzienti. L’attore non è che la punta dell’iceberg di una coscienza che si spande da anni ormai. Il vegetarianesimo è uno dei trend sociali dei più significativi del nuovo secolo, con un suo peso anche a livello economico: abbiamo le prime società di produzione di hamburger vegani quotate in borsa, ETF che si apprestano ad arrivare sul mercato per catturare questo trend e decisioni storiche di società come McDonald’s o KFC di inserire hamburger o pollo vegani nei loro menù.
Ma il vegetarianesimo è qualcosa di più di una nicchia di mercato, una preferenza, un altro gruppo di consumatori da catturare. Per capirne la valenza e una possibile ragione della sua improvvisa crescita, vale la pena citare un estratto del libro Homo Deus di Yuval Noah Harari: Negli ultimi anni… mostriamo un’attenzione senza precedenti nel destino delle cosiddette forme di vita inferiori, forse perchè noi stessi stiamo per diventare una di esse. Se e quando i software e computer raggiungeranno un’intelligenza sovrumana e un potere senza precedenti, dovremo iniziare ad assegnare un valore maggiore a questi programmi rispetto alle vite umane? Sarebbe legittimo, ad esempio, per un’Intelligenza Artificiale schiavizzare gli umani e ucciderli per portare avanti il proprio disegno o i propri bisogni?… perchè è legittimo per gli umani allora uccidere i maiali?.. Non vi è dubbio che l’Homo Sapiens sia la specie più potente al mondo. Ama anche pensare che abbia uno status morale superiore e che la propria vita abbia maggiore valore che quella di maiali, elefanti o lupi… Ma perchè la vita umana dovrebbe essere di maggior valore semplicemente perchè collettivamente l’aggregato umano è più potente dell’aggregato suino? Gli Stati Uniti sono molto più potenti dell’Afghanistan, quindi le vite americane hanno maggior valore intrinseco di quelle Afghane? In pratica, le vite americane vengono valutate maggiormente. Molto più denaro viene investito nella loro educazione, salute, sicurezza, in media, rispetto a quelle afghane. L’omicidio di un americano crea molta più risonanza sui media internazionali di quello di un afghano. Tuttavia si accetta che questo sia il risultato ingiusto di uno squilibrio di forze geopolitiche… ma la vita di un bambino nelle montagne di Tora Bora viene considerata esattamente sacra quanto quella di uno di Beverly HIlls.
In contrasto, quando privilegiamo la vita umana su quella di un maiale, vogliamo credere che questo rifletta qualcosa di più profondo di un semplice squilibrio di potere ecologico”.
L’autore prosegue poi in una lunga disamina di evidenze scientifiche dove non si trova nulla ad oggi, a parte differenti configurazioni neuro-fisiologiche tipiche di ogni specie, che elevi l’homo sapiens a categoria speciale nel firmamento biologico della terra.
E allora, questa emergenza che ci ha costretti a ridiscutere totalmente le nostre vite, ed adottare un cambio repentino e collettivo di comportamenti, potrebbe fare da prova generale per un modo di vivere più sostenibile e più etico.
Una prova generale peraltro necessaria ad affrontare cambiamenti potenzialmente ben più drammatici relativi a un vero stravolgimento del clima globale, che secondo gli esperti potrebbe investirci con una potenza di 100 volte quella del Covid19.
Allora perché non partire proprio dalla nostra alimentazione. Uccidere gli animali per secoli è stata una necessità di sopravvivenza. Oggi non lo è più. Ciascuno di noi ha i mezzi per condurre una dieta sana, equilibrata e soddisfacente nel gusto senza causare l’uccisione di esseri consci e senzienti, in grado di provare dolore e strazio. L’etica umana cambia coi tempi: la pedofilia era pratica accettata e comune ai tempi di Platone e oggi è un reato fra i più ripugnanti. La schiavitù era il fondamento di intere economie e ci ha dato le Piramidi; oggi abbiamo paradigmi economici che l’hanno resa eticamente inaccettabile, ma sono soprattutto molto più efficienti.
La dieta vegetariana potrebbe essere il prossimo passo. Forse fra cento anni ci guarderemo indietro e considereremo la strage di animali alla stregua delle atrocità della seconda guerra mondiale, in un mutato contesto etico.
Quello che oggi l’emergenza Covid19 ci insegna è che non c’è bisogno di aspettare, di far crescere un trend dell’1-2% l’anno. Possiamo cambiare le nostre vite tutti, insieme e subito. E con noi quelle di altri esseri senzienti.
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