Leggere (o rileggere) Antonio Tabucchi fa l’effetto di “risciacquare i panni in Arno” per tutti coloro che amano la bella lingua italiana.
Questo romanzo “Il piccolo naviglio” che Tabucchi fece pubblicare nel 1978.è una delle sue prime opere; opportunamente ripubblicato da Mondadori nel 2011, ed ora ripubblicato da Feltrinelli.
Questa volta però, l’autore vuole scrivere una bella nota-prefazione in cui, tra l’altro riporta una acuta osservazione di Emily Dickinson che dice “Agli astri e ai fiori diamo del tu, ma con noi stessi c’è sempre di mezzo l’etichetta e soggezione, e imbarazzi”.
Con alcuni elementi autobiografici, egli ci narra una storia fatta di niente e di tutto.
Sullo sfondo dei grandi avvenimenti che attraversarono l’Italia nel Novecento, almeno fino all’avvento dell’era democristiana, in un paesino tutto sassi, abitato da personaggi bislacchi (come se ne trovavano nei borghi e nelle città fino agli anni 50) si snoda una vicenda che ha, come epicentro il parto di una delle due sorelle gemelle che abitano quel borgo.
Un parto normale, parrebbe, ma queste sorelle sono così simili, che il giovane che ne ha messo incinta una delle due, in realtà non sa “quale” delle due!
E le sorelle non glielo diranno mai.
Intorno a questa geniale idea di Tabucchi egli ricama la storia di famiglie locali intrecciate da fili che l’autore non lascerà cadere lungo tutto il romanzo.
Con una scrittura poetica che ritroveremo sempre nelle sue opere successive, egli ci trasporta dall’italietta contadina del primo novecento, all’apoteosi dei palazzinari del secondo dopoguerra; e ce ne fa sentire i sapori e gli odori.
Ma egli non vuole raccontarci la Storia. Vuole invece dirci come il lacrime e sangue di cui è impastata la storia con la s maiuscola, penetri nella carne della gente comune trasformandone, spesso inconsapevolmente, la personalità e il contesto sociale in cui è immerso: volente o no.
Il personaggio che via via prenderà un ruolo sempre maggiore si chiama… Marianna; ma viene chiamato Sesto, perché in realtà è un maschio. E’ in lui che l’autore probabilmente si riconosce, per certi tratti del carattere e per certe sue esperienze sentimentali e di lavoro.
Questo doloroso ( per Tabucchi e per chi lo legge) percorso lungo il farsi di un’Italia piena di storture lascia “una nostalgia di ciò che avrebbe potuto essere e non è, mischiata a un senso di colpa per una colpa che non mi appartiene”, dice.
Tra i personaggi del romanzo, spicca il palazzinaro, amico d’infanzia di Sesto:il primo di famiglia borghese, il secondo di contadini. Forse mai si ritrova così nitida la genesi sociale che produce questa figura così determinante nel nostro Paese, sia per le conseguenze ambientali , sia per il malsano intreccio con la politica ed il malaffare.
A partire dal padre, che, da proprietario di una cava -il paesino è nelle Apuane- di cui si disfa per investire nell’edilizia , si avvia ad una pessima carriera politica con il fascismo, e ad una folgorante carriere di imprenditore edile e accumulando una ricchezza personale; che lascerà al figlio, l’amico d’infanzia di Sesto; il quale procederà più spedito del padre, davanti a un Paese distrutto dalla Seconda Guerra Mondiale.
Sesto, al contrario, rifiuta la vita dorata che gli è capitata in sorte per cause che ovviamente non riporto, e vive una vita difficile, grama, ma che gli consente di affinare la sua coscienza del mondo e della fatica di viverci se non ti arrendi ad esso.
Tabucchi dice di lui “…un personaggio sconfitto ma non rassegnato, ostinato, tenace. Fedele, come ha detto un poeta, alla parola data all’idea avuta”.
Infine, che dire della Firenze che compare nella seconda parte del romanzo, dove per vie diverse si sono trasferiti gli amici d’infanzia: una Firenze romantica, discreta , che da Piazzale Michelangelo
sfoggia la sua bellezza incomparabile. Lo scrittore, tuttavia, ci racconta della città il palpitante andirivieni della sua gente. Poche pennellate per riportarci alla memoria l’atmosfera attonita che percorse l’Italia il giorno dei suoi funerali. O per raccontarci l’atmosfera scelbiana degli anni 50, anche qui con poche righe e senza mai citare direttamente la Storia.
Tabucchi è morto 2012.
Sarebbe bello se, a leggere questo romanzo , fossero tanti giovani…magari su un Tablet
“IL PICCOLO NAVIGLIO” di Antonio Tabucchi Ed. Feltrinelli, pag. 202, euro 7.50)
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