Rellonen vuole suicidarsi, ma trova squallido farlo da solo. Su questa idea originale Arto Pasilinna imbastisce una storia che solo ad un finladese come lui poteva venire in mente.
Siamo in pieno humour nero di stile prettamente finlandese, appunto.
Chi conosce e apprezza l’opera del regista Kaurismaki sa di cosa parlo.
Su questa idea iniziale parte un pirotecnico susseguirsi di avvenimenti- i più inverosimili- in cui, tuttavia, ritroviamo le vicende personali dei circa trenta personaggi che l’autore muove con grande maestria.
La vicenda si svolge lungo un grande viaggio di un gruppo di finlandesi che, partendo dal loro Paese si spostano verso la Norvegia e Capo Nord e poi, attraversando l’Europa, giunge in Svizzera e, finalmente in Portogallo nella estrema punta sud dell’Algarve.
Salvo poi, terminare con il rientro in patria…alla spicciolata.
Scelgono sempre, comunque, posti impervi, difficili, deserti. Estremi come i loro comportamenti L’autore che ci rivela un mondo a noi mediterranei assai inconsueto e fiabesco riesce a
regalarci squarci paesaggistici magnifici, usando una tecnica di scrittura capace di farci “vedere” quei luoghi dove la luce assume colori a noi ignoti. D’altronde traspare ovunque la sua sensibilità per l’ambiente e per la natura
Il romanzo trabocca di trovate esilaranti, di osservazioni pungenti, di ironia neanche tanto benevola sul mondo che ci rappresenta, pur essendo rappresentata in forma di favola per adulti.
E non è tenero neppure con la sua patria. Facendo parlare tra di loro alcuni personaggi, fa dire a uno di loro: -…La società finlandese era fredda e dura come il ferro e i finlandesi crudeli e invidiosi…cupi e malvagi…Il paese era pieno di imbroglioni, bari, impostori”
Se con i suoi concittadini sa essere persino crudele, impietose sono anche le osservazioni su usi e costumi di tedeschi o di svizzeri.
Scrive cattiverie infinite con grande soavità e riesce persino a farci vivere questo insolito racconto come se le vicende dei suoi personaggi, pur nelle paradossali avventure in cui vengono coinvolti, ci riguardassero da molto vicino. Come le favole sanno fare. Tutti i personaggi, le cose, gli alimenti (su cui a lui piace indugiare descrivendoci piatti e pasti a noi inusuali), i luoghi, i dialoghi tutto è riconoscibile,malgrado siano inseriti in un contesto che di improbabile ha solo i numerosi deus-ex-machina che egli usa per uscire dai cul de sac in cui si trova la strampalata comitiva
Tuttavia sotto un’ apparente patina di allegra commediola, il racconto ci conduce nei meandri di una psiche disturbata, insoddisfatta che vuole togliersi la vita, non perché non la ami, bensì perché,
pur amandola, se ne sente respinto.
Il rapporto tra voglia di farla finita e voglia di sopravvivere a prescindere dalle sofferenze, lutti, fallimenti di cui ogni protagonista è portatore, è il leitmotiv che ci accompagna lungo questo insolito viaggio.
Insidie d’ogni genere accompagnano infatti il percorso per raggiungere la meta agognata e l’obbiettivo comune.
Ed è proprio con lo sviluppo progressivo di questa contraddizione che Paasilinna dà il meglio di sé. In Finlandia si contano 1500 suicidi all’anno su una popolazione di circa 5000. E’ una percentuale ineguagliata in Europa e forse nel mondo. In questo romanzo se ne trovano parecchie motivazioni di fondo, non foss’altro in quel lungo buio che circonda questa popolazione ai confini del mondo e della luce
I
“…Il viaggio più folle della mia vita”, dice Kopala al colonnello”. “Perché siamo ancora vivi o perché non siamo ancora riusciti a morire?” risponde l’altro.
Paasilinna scrive, come incipit nella seconda parte del romanzo ” Si può scherzare con la morte, ma con la vita no. Evviva!”.
Arto Paasilinna è un settantenne, è stato anche giornalista, e ha fatto persino il guardaboschi. Ha scritto romanzi come “L’anno della lepre’ che lo ha reso famoso in Finlandia e nel mondo.
E’ un ambientalista e i suoi romanzi lo rivelano.
“PICCOLI SUICIDI TRA AMICI” di Arto Paasilinna
( ed. Iperborea, pag. 283, euro 16,00)
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