A chi piace la d’Urso

barbara-durso-intervista-berlusconi Non seguo programmi d’ intrattenimento pomeridiano per mancanza di tempo, ma potendo, non lo farei per scelta. Mi è capitato una volta o due, facendo zapping, di finire sulla trasmissione condotta da Barbara d’Urso. Il solo fatto di essermi soffermata davanti al teleschermo due scarse mezz’ore, non mi autorizzerebbe a parlare della conduttrice. Certamente non è politicamente corretto, in quanto per valutare le sue performances occorrerebbero tempi più lunghi. Ma nel caso della nostra, il copione sembra talmente scontato e ripetitivo, che mezz’ora è sufficiente per notare alcuni tratti salienti.

Diciamo subito, a suo favore, che la presenza fisica, nonostante gli anni non più verdissimi, è notevole, come pure il gusto nell’abbigliarsi e nello scoprirsi, avendo ancora un corpo che “tiene” ampiamente. Il resto, costituito dall’ammiccare continuamente alla telecamera che la inquadra, come il muovere i capelli, sgranare gli occhioni per l’ostentata meraviglia che provocano in lei le affermazioni dell’ospite di turno,  fa di lei una che da noi si direbbe ”quanto posa”! Anche alcune frasi espresse in napoletano verace, che vorrebbero accorciare le distanze con l’ospite, sanno tanto di finta vicinanza alla persona comune che soffre. Ma ciò che più è negativo, è il mettere il dito nella piaga delle disgrazie altrui, con domande ripetute, che tirano fuori il peggio dei sentimenti della persona ferita. E la nostra, indomita, se non trova da intervistare parenti di primo grado della vittima di un sopruso, va alla ricerca di zie, cugine, amiche delle zie, nonne delle cugine, pur di sfruculiare nelle disgrazie altrui.

Il tutto, mostrando, o fingendo, una vicinanza affettiva e una partecipazione morale uniche. Tanto da farla chiamare più volte dall’interlocutore semplicemente Barbara, e dandole ovviamente del tu, come fosse una sorella di latte. Per scoprire poi che la sua trasmissione pomeridiana ottiene uno degli indici di ascolto più alti di tutte le reti televisive. Sicuramente in quell’orario l’Italia che lavora e che produce, non è davanti al teleschermo, ma solo la fascia più anziana della popolazione che ormai è maggioritaria e, a causa dell’età, ha la lacrima facile ed è più condizionabile . Credo proprio sia così, in quanto programmi interessanti e innovativi trasmessi in seconda serata (perché poi così tardi?), come Petrolio, o le trasmissioni di Piero e Alberto Angela, che divulgano cultura e scienza in modo chiaro e comprensibile, non riscuotono altrettanto successo di audience. Perché sennò verrebbe da dire: siamo indietro non soltanto per colpa di politici incapaci e approfittatori, ma alla maggior parte di noi piace più piangersi addosso e identificarsi con chi lo fa, che non conoscere il nuovo e guardare al futuro.

 

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.