Perchè le cose devono peggiorare per migliorare

Vi è un principio della vita che è fondamentale capire nel percorso di crescita personale, il quale viene spesso frainteso e frena le persone nella realizzazione del proprio pieno potenziale.

E il principio è il seguente: le cose generalmente peggiorano, prima di migliorare.

Ogni volta che fissi un obiettivo e cominci a muovere passi verso la sua realizzazione, è facile riscontrare un generale peggioramento della situazione nelle fasi iniziali. Questo può avvenire sia in forma di resistenza interiore, ma anche sorprendentemente di sfortune materiali.

Organizzi un evento e inizia subito a rompersi l’impianto stereo, oppure pianifichi un nuovo investimento e proprio in quei giorni si verifica una perdita economica che sembra metterlo a repentaglio. Ma questo diviene molto più ovvio quando l’obiettivo è di natura interna: per esempio intraprendi la meditazione per raggiungere una mente più calma ed equilibrata e noti invece un intensificarsi dell’ansia e dei pensieri.

Oppure decidi di approcciare più persone dell’altro sesso per acquisire dimestichezza e sicurezza e ti ritrovi inizialmente con l’autostima ancor più bassa. O magari inizi un nuovo business per avere più libertà e ti ritrovi con meno tempo di quando eri dipendente.

Ma occorre aver chiaro che questo meccanismo assomiglia al prendere una medicina. Le medicine, per esempio, spesso esasperano i sintomi di un’influenza o di un’  infezione sulle prime battute, salvo farla passare poi più rapidamente. Quando ti concentri su un’area della tua vita, con l’obiettivo di migliorarla, quella stessa attenzione porta tutti i sintomi in superficie, dandogli modo di trovare espressione completa, finchè non raggiungono un plateau ed abbandonano la tua mente o il tuo corpo.

Questo principio è particolarmente ovvio in psicanalisi o in tutte le forme terapeutiche che lavorano sulla nostra ‘ombra’. Tutto ciò che vogliamo rilasciare da noi stessi, deve prima essere portato a piena coscienza ed espressione.

Ed è per questo che, ad esempio, è così doloroso lavorare sui traumi passati. Perchè richiede che il trauma venga rivissuto e re-interpretato, mentre la naturale tendenza della mente è quella di sopprimerlo sotto la soglia di consapevolezza.

Lo stesso principio lo possiamo notare appunto nei principianti che intraprendono la meditazione. Sperimentano un generale senso di agitazione mentale e spesso concludono che la pratica non funziona per loro. La realtà però è diversa: il loro livello di consapevolezza accresciuto dalla pratica gli ha solo consentito di osservare il livello di agitazione mentale che già li affliggeva da prima!

E’ un po’ come alzare il volume della radio, solo che la radio sono i propri pensieri. E’ un passaggio fondamentale per iniziare a conoscere la propria mente e smettere di credere a tutte le menzogne che genera, ma un passaggio che spaventa molti principianti, i quali credono di non stare ottenendo i benefici che si aspettavano.

Lo stesso accade quando, nelle arti marziali, il maestro insegna a rilassare il corpo durante i movimenti e i colpi e lo studente sembra sperimentare sempre più tensione. Ma è solo l’accresciuta consapevolezza dei propri movimenti che in realtà consente di percepire tensioni già presenti.

In definitiva, questa consapevolezza è però anche la soluzione, la chiave del cambiamento, la cura ultima!

Perchè se mantenuta sufficientemente a lungo sull’obiettivo, è proprio la consapevolezza stessa a dissolvere ogni tensione, ogni ostacolo, e condurre infine dritti alla meta.

A patto che non ci si lasci spaventare dall’iniziale – apparente – peggioramento della situazione e lo si impari invece a salutare come segno di progresso. Le cose vanno peggio? Bene! Vuol dire che la medicina sta funzionando, è proprio il momento di insistere e continuare con la dose!

Questo è un importante principio da tenere a mente quando si cerca di apportare un cambiamento alla propria vita. E per usare un’altra metafora potremmo dire che ogni movimento verso qualcosa di migliore, di più alto, è un po’ come il decollo di un aereo: occorre attraversare una fase di turbolenze e assestamento tra le nuvole, appena prima di poterle sovrastare, slacciare così le cinture e godersi il panorama in quota, sorseggiando finalmente un calice che le hostess sono ora libere di servire.

 

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