Pastori, cani e greggi

Exif_JPEG_PICTURE Si sa che l’uomo, sopravvissuto come cacciatore, si è poi convertito alla pastorizia e infine all’agricoltura. Di questo, nel DNA e nelle abitudini, molto è rimasto. Pensate, i popoli che avevano un’agricoltura facile (le zone temperate e con piogge regolari) hanno mantenuto una propensione sociale e religiosa tipica dei pastori, mentre popolazioni che sono sopravvissute soprattutto con la caccia, si sono rapidamente “riorganizzate” in società con principi e religioni agricole.

Ricondotto ai giorni nostri, ad esempio, i paesi del sud Europa sono statalmente deboli, hanno propensione per capi forti, amano i riti e i misteri più che l’approfondimento del credo. I paesi del nord, per contro, hanno mantenuto strutture di comando agili e in cui tutti gli individui contano, tipiche dei cacciatori, e ora adattissime all’economia. Anche la religione è meno interessata al mistero e più all’uomo, al suo destino, al suo futuro. Anche là nascono uomini forti, allora sono disastri mondiali, ma si contano sulle dita di una mano in millenni. Certo, da pigro uomo del sud potrei citare “in medio stat virtus”, ma il medio, soprattutto se solo, ormai significa ben altra cosa. È ora di crescere, di non essere gregge, di affrancarci dai cani e interloquire con il pastore, chiedendo dove conta di andare e soprattutto se conta di campare tosandoci, quando non peggio. Lo dico ora perché le “chiese” tutte di quest’Italia traballano : quella del Papa che, non dimenticando Dio, guarda molto più all’uomo.

Quella della destra (FI, gli altri sono solo accidenti di percorso e inutili furbate elettorali) che è alla ricerca di un nuovo modello, se vuol diventare moderna o di un nuovo capo se vuol restare nelle soffitte della storia. Quella della sinistra che, cercando di modernizzarsi, ha scatenato le paure dei cani (i soliti poltronisti noti e insediati) che combattono perché nulla cambi, almeno le loro poltrone con annesse prebende. Siamo ad una svolta e saremmo degli stupidi se non ne approfittassimo, ma la pigrizia, la disonestà intellettuale (quella che parla di onestà intellettuale ad ogni pié sospinto), la nostra capziosa voglia di aver ragione a tutti i costi, la poca voglia di condividere, se non facciamo noi le fette, tutto questo mi fa temere il peggio. Ma di ció la storia non si cura, diventeremo due righe a margine in cui si parlerà di rompicoglioni litigiosi, che per far dispetto alla moglie…

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