Lo IOR: la banca degli scandali (di Dominique Douglas)
Dalla sua istituzione, nel 1942, lo IOR è stato al centro di scandali finanziari. Ma papa Francesco ha dichiarato guerra allo “sterco del demonio”.
L’Istituto per le Opere Religiose (IOR) è una delle banche più segrete al mondo. La sua unica sede, un sinistro torrione del XV secolo, si trova all’interno della torre Niccolò V della Città del Vaticano. Il suo sportello bancomat parla la lingua di Virgilio: “Retrahe scidulam deposita” (ritirare la tessera). Non rilascia carnet di assegni. I depositi non lasciano tracce e offrono interessi superiori al 5% senza tasse. Lo IOR può far viaggiare anonimamente capitali ai quattro angoli del pianeta.
All’inizio, solo i membri del clero o gli impiegati della Santa Sede potevano aprire un conto. Ma soltanto all’inizio… “Lo IOR nasce nel 1942, quando Pio XII dubitava della vittoria degli alleati” spiega Giancarlo Galli, storico dell’istituto finanziario. “Il Papa volle dotare la Chiesa di uno strumento finanziario moderno con una rete internazionale che potesse sopravvivere all’arrivo dei comunisti in Italia. Lo IOR è nato quindi nel quadro di psicosi paranoica e con l’ossessione del segreto”. Un messaggio ricevuto alla perfezione da Paul Casimir Marcinkus. Un metro e novanta, un avana in bocca e whisky a portata di mano, abile giocatore di golf accompagnato da giovani segretarie sexy, questo vescovo americano viene nominato Presidente dello IOR da Paolo VI nel 1971. Marcinkus incontra allora il banchiere siciliano Michele Sindona. Quest’ultimo inizia i cardinali all’ebrezza delle speculazioni nei paradisi fiscali. Fino a quando si scopre che utilizza la banca del Vaticano per riciclare i proventi del traffico di eroina di Cosa Nostra. Nel 1984, Sindona viene arrestato e condannato per bancarotta fraudolenta e per omicidio [come mandante dell’omicidio di Giorgio Ambrosoli, N.d.T.]. Nel 1986 viene avvelenato nella sua cella con un caffè al cianuro.
“Perestroika” per lo IOR Monsignor Marcinkus trova allora un altro mentore nella persona di Roberto Calvi. E il copione si ripete. Calvi non è un mafioso, ma appartiene alla loggia massonica di estrema destra P2. Grazie a lui, Marcinkus entra nel consiglio di amministrazione di una banca di… Nassau. Nel 1982, il Banco Ambrosiano Veneto di Roberto Calvi fallisce. Lo IOR sborsa 240 milioni di dollari alle vittime del fallimento e Calvi viene ritrovato impiccato a Londra. La magistratura italiana emette un mandato di cattura nei confronti di Marcinkus [per bancarotta fraudolenta per il suo presunto coinvolgimento nel fallimento del Banco Ambrosiano Veneto, N.d.T.] ma il Vaticano rifiuta di estradarlo: perché Giovanni Paolo II siede ormai sul Soglio di Pietro e ha bisogno di denaro per finanziare con discrezione Solidarnosc in Polonia. E chi meglio di Marcinkus può destreggiarsi attraverso i paradisi fiscali?
Monsignor Marcinkus viene finalmente fatto rientrare negli Stati Uniti nel 1989 e a capo dello IOR viene nominato Angelo Caloia. Riconosciuto per la sua onestà, raccomanda una “perestroika” dello IOR. Ma, ahimé, nel 1993 i magistrati scoprono che la tangente da 108 milioni di euro versata da Raul Gardini ai politici italiani per prendere il controllo della società Enimont è transitata su un conto dello IOR. Un conto che doveva “aiutare i bambini meno fortunati”…
Nel 2005, un gruppo di imprenditori spuntati dal nulla si impadronisce di due banche italiane [ Antonveneta e BNL, N.d.T.]. I fondi illeciti sono transitati attraverso due conti aperti dallo IOR nella banca svizzera BSI.
Nel 2006 il calcio italiano è macchiato dallo scandalo delle partite truccate. La cassaforte di Luciano Moggi, il corruttore degli arbitri, si trova nella torre Niccolò V. Come quella del gruppo di imprenditori arrestati per appropriazione indebita dei fondi pubblici destinati alle catastrofi naturali.
“Allo IOR le sottane hanno sempre l’ultima parola contro gli uomini in grigio” Nel 2009 Ettore Gotti Tedeschi sostituisce Caloia. Banchiere di statura internazionale, vicino all’Opus Dei, fedelissimo di Benedetto XVI è, come il suo predecessore, considerato incorruttibile. Ma la Banca di Dio divora uno ad uno i suoi presidenti. La procura di Catania rivela che nel 2010 il mafioso siciliano Vincenzo Bonaccorsi ha riciclato 300 000 euro attraverso un conto dello IOR aperto da suo nipote, Don Orazio. Gotti Tedeschi è a sua volta messo sotto accusa in seguito a due bonifici per un totale di 23 milioni di euro, di cui non si conoscono né le origini né i beneficiari. E il 24 maggio viene destituito dal suo consiglio di amministrazione. “Ho chiesto la lista dei conti dei laici. Hanno rifiutato di comunicarmela ed è iniziata la guerra” dichiara Gotti Tedeschi ai magistrati. “Allo IOR le sottane hanno sempre l’ultima parola contro gli uomini in grigio” afferma Giancarlo Galli. “Gli uomini di Chiesa servono Cristo, non Cesare. Per loro, il diritto canonico viene prima del diritto internazionale”.
Lo scorso15 febbraio, quando ormai aveva già annunciato le sue dimissioni, Benedetto XVI nomina a capo dello IOR il banchiere tedesco Ernst von Freyberg. Quest’ultimo gesto del pontificato, imposto ad un Joseph Ratzinger ormai al tramonto, è un tentativo della Curia di piazzare uno dei suoi uomini prima dell’arrivo del nuovo papa.
Ma con papa Francesco la musica cambia. Affermando che “Pietro non aveva un conto in banca” il sommo pontefice mette in discussione l’esistenza stessa dello IOR. Nel corso dei primi 100 giorni del suo pontificato non ha trovato il tempo di ricevere von Freyberg. Una sconfessione dell’uomo che, a torto o a ragione, rappresenta la vecchia guardia. Ed è soltanto l’inizio. Lo scorso 14 giugno, il Gentiluomo di Sua Santità Francesco La Motta viene arrestato per appropriazione indebita di 10 milioni di euro. Il papa approfitta dell’occasione per sopprimere l’ordine millenario dei Gentiluomini di Sua Santità, che conferiva ad alcuni laici disonesti il privilegio di accendere conti allo IOR. Due giorni dopo nomina monsignor Ricca, uno dei suoi collaboratori più stretti, “prelato dello IOR”. Infine il 26 giugno, con un chirografo – un decreto firmato di suo pugno – nomina una commissione di 5 cardinali incaricati di indagare sui traffici dello IOR. E per la prima volta nella movimentata storia giudiziaria della banca vaticana, la magistratura italiana riceve la sua piena collaborazione sull’inchiesta riguardante Nunzio Scarano, il prelato arrestato il 28 giugno per riciclaggio. Papa Francesco è determinato a non risparmiare nessuno nella sua guerra contro il denaro sporco, questo “sterco del demonio” denunciato ai suoi tempi dall’evangelista Marco. A buon intenditor…
[Articolo originale “Vatican : l’IOR, banque de tous les scandales” di Dominique Dunglas]
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