Papi, papesse e papocchi

untitled Renzi, rottamatore di auto blu (e scorte), ne adopera ventiquattro per andare alla festa dell’Unità di Modena (noto covo di comunisti assassini) e non contento, ci mette anche il carico di due moto. Le ministre viaggiano e vagheggiano per l’Italia per la felicità dei nostri politici in crescita, che postano su facebook audaci selfies in cui mani “assassine” abbracciano le suddette, sorridenti. Il centrodestra si fa suggerire da un ex sinistro (ora in crisi di identità, ma non di conto corrente) il candidato ideale, che poi è un signore garbato, diventato liberale con i soldi del nonno, comunista duro, ma purtroppo non altrettanto puro, chè i soldi, tanti, li ha fatti come palazzinaro bipartisan di quella fogna politica che si chiama Roma. E tutto si tiene, con quel collante che è la stupidità umana di cui gli italiani detengono il primato mondiale, di gran lunga. Da noi se uno si afferma, in automatico si ritrova un codazzo di servi infinito, di conseguenza la sua prosopopea finisce per non avere limiti. Renzi farebbe già fatica ad essere il sindaco di una città come Firenze, se non fosse stata governata da schifo prima. Le varie ministre pencolano tra maestrine dalla penna rossa (alla voce Cuore) e ragazzotte di appetiti in attesa di soddisfazione. La bolsa pansé di sinistra indica come leader una brava persona che dovrebbe guidare i destini italiani avendo vissuto molta parte della sua vita a Londra, insomma uno che dell’Italia sa all’incirca per sentito dire, che ha dato prova di sé come imprenditore, ovvero il peggio, statisticamente, che ci possa capitare. Già, perché tutte le volte che un imprenditore si sacrifica per il bene comune (=pubblico), alla fine gli italiani pagano il conto. Ma tant’è, noi siamo fatti così, i politici ci piacciono se levantini o non politici, i ministri se non competenti e i futuri premier se fuori dal coro. Che poi vuol dire consegnati al coro, alla voce Marino, che sarà pure una brava persona, ma il contorno di cui si deve servire, leggi comprese, è da galera, ieri. Poi tutto si trascina. Oggi si inneggia al “sorpasso” sulla Germania in fatto di export, domani si riparlerà della disoccupazione. Siamo un popolo adrenalinico, la razionalità non ci compete, la lamentazione è il nostro pane quotidiano. Essere seri e conseguenti su quello che succede, non fa per noi. Allora avanti tutta (come significava Arbore) con il teatrino della stupidità. E qui la citazione mettetela voi.

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