Sere fa ho seguito su Rai3 in seconda serata una bella trasmissione che ricordava Marco Simoncelli, perito in una gara motociclistica quattro anni fa, ma è stato soprattutto il racconto del bellissimo rapporto che intercorreva tra padre e figlio ed è venuto fuori l’enorme dolore e la rabbia del padre per la morte prematura di quell’adorato figliolo. Altro che la tv delle lacrime di Barbara D’Urso e di Maria De Filippi! Qui il dolore del padre si sentiva in ogni parola e ti sfiorava la pelle, suscitando un fortissimo sentimento di partecipazione alla vicenda umana, inducendo a pensare: Dio mio, se capitasse a me? Sarei capace di fare come il papà di Marco ( ammesso che avessi un figliolo famoso), allestire un museo nel suo paese con tutte, ma proprio tutte le cose del giovane, la tuta di gara, le foto, i video, al costo di rinnovare lo strazio per il ricordo di quella perdita, ogni giorno che nostro Signore manda in terra? No, credo che non riuscirei. Quando ho perso i genitori molto anziani, mi ci sono voluti mesi prima che riuscissi a mettere piede nella loro casa, che poi è stata anche quella della mia infanzia, troppi ricordi, dolore, nonostante razionalmente sapessi che quello era il corso delle cose. Ognuno ha il suo modo di elaborare il lutto, ho trovato grandioso ed eroico questo padre romagnolo semplice, schietto, roccioso nel suo dramma, che giorno dopo giorno ha costruito il museo, passando davanti alle case del paese che espongono l’immagine gioiosa di Marco, poi non si è fermato, ha dato vita ad una Fondazione intitolata al figlio, che sta dando i suoi frutti, costituiti dalla costruzione di una bella dimora per disabili, coi proventi offerti dalla gente . Ecco, quanti padri e madri, in seguito alla perdita di un figlio hanno trasformato la rabbia e la sofferenza in qualcosa che desse un nuovo senso alla vita , cercando di fare del bene agli altri, in nome del loro ragazzo o ragazza? Per fortuna, ce ne sono tanti. Quella trasmissione, che fa parte della serie” I dieci comandamenti”, laici, va alla ricerca di persone vere e particolari, dimostra che si può fare buona televisione suscitando emozioni autentiche, forti, nonchè riflessioni importanti sul senso della vita, in modo sussurrato, con rispetto e senza dover ricorrere alle marpionate della D’Urso e della De Filippi, che stimolano la lacrima facile, ma non scaldano veramente il cuore.
Devi accedere per postare un commento.