Il vero numero dei dipendenti regionali: in rapporto con la popolazione sono più che in Puglia. Una “mappa” per orientarsi nella giungla delle partecipate (spesso in perdita). I tanti buchi neri nel sistema degli appalti
I numeri fallimentari del portale turistico Veneto.to
Esce in libreria il 19 novembre “Nella Pancia del Leone. Ricettario di un eretico nell’epoca del cambiamento” (Marsilio, collana Tempi, 160 pagine, 15 euro), libro-inchiesta di Diego Bottacin, consigliere regionale uscente sugli sprechi della Regione Veneto e sui motivi che frenano la ripresa di quella che era considerata la “locomotiva d’Italia”. La prefazione è di Antonio Polito, editorialista del Corriere della Sera.
“Come è successo che il Veneto delle Libertà si sia fatto battere? – scrive Polito nella prefazione -. Quella di Bottacin è una riflessione sincera e senza remore sul federalismo: la storia che racconta diventa paradigmatica di un’intera Italia“.
Dallo scandalo Mose alla crisi
Lo scandalo del Mose ha chiuso in Veneto una lunga e fallimentare stagione, in cui la politica ha pensato più a occupare e controllare gli spazi economici che a creare condizioni per la crescita. Se solo cinque anni fa, passeggiando per Treviso o per Vicenza, si aveva la sensazione di vivere in uno dei luoghi più ricchi e fortunati del mondo, oggi è molto diverso. La crisi sta colpendo soprattutto i produttori di ricchezza. È a loro che la politica deve guardare per rimettere in moto l’economia. Con coraggio, determinazione e visione: esattamente il contrario di quanto è avvenuto negli ultimi vent’anni. Questo libro-denuncia contiene le proposte di Diego Bottacin, tanto eretico a sinistra quanto all’opposizione di questo centrodestra, per «mettere a dieta» politica e burocrazia e ridare slancio alla Regione. Punto di partenza è il Veneto virtuoso, che produce idee, innovazione, crescita, con le piccole e medie imprese che vincono le sfide sui mercati. Per tornare a correre non basta snellire la macchina pubblica, ma bisogna rispondere ad alcune esigenze imperative: trattare il Veneto come una sola grande città, agire nella sanità con un progetto di semplificazione verso un sistema più equilibrato e responsabile, ripensare le priorità dell’istruzione, istituendo un Politecnico veneto. Proposte concrete che vanno realizzate in tempi rapidi, perché – sostiene – Bottacin – «o si torna a volare o si affonda. Non c’è la possibilità di una rassicurante conservazione dello status quo».
La macchina Regione: i conti veri
Ufficialmente i dipendenti della Regione Veneto sono 3.000 un dato che la pone al secondo posto in Italia per virtuosità. In realtà i dipendenti sono molti di più perché molte funzioni sono state “esternalizzate” a società pubbliche regionali: ci sono i 452 dipendenti di Avepa (l’Agenzia Veneta per i Pagamenti in Agricoltura) ed i 220 dipendenti di Veneto Strade (gestione e manutenzione della rete stradale regionale) per fare un esempio. Aggiungendo anche solo quest’ultimo dato il confronto con le altre regioni vedrebbe il Veneto con una con un rapporto di 1,09 dipendenti regionali per ogni 1.000 abitanti in età lavorativa. Dietro non solo a Lombardia, ma anche a Piemonte, Emilia-Romagna e addirittura la Puglia.
giungla delle partecipate
Il discorso diventa ancor più complesso e interessante se si guarda alla giungla delle partecipate. I conti sono impietosi: nel 2012 Veneto Sviluppo Spa ha perso 8.096.000 euro; Attiva Spa 14.600.000; Finest spa 10.606.000; Veneto Innovazione Holding 1.211.000; Veneto Innovazione Spa 345.000; Veneto Nanotech Scpa 628.000; Parco Scientifico tecnologico Vega Scarl 5.673.000; Promomarghera Srl 10.000; Terme di Recoaro Spa 756.000; Veneto Acque Spa 213.000; Rovigo Expo Spa 173.000. Tutte in rosso.
Ma la madre di tutte le società create dalla Regione per “aiutare” l’economia (o meglio: aiutare la burocrazia che vive attorno all’economia) è Veneto Sviluppo, un sistema i cui risultati non sono eccelsi. Basti il confronto con i vicini del Friuli
VENETO SVILUPPO E FRIULIA | |||
Imprese oggetto d’investimento | Valore del capitale investito | ||
Veneto Sviluppo | 32 | 35 mln € | |
Friulia | 209 | 292 mln € | |
L’intrico di partecipazioni della Regioni, solo parzialmente rappresentato dalla mappa che segue, nasconde inefficienze e sacche di privilegio a tutti i livelli. Tutti i tentativi fatti finora sono naufragati. Tanto che la proposta di Bottacin è drastica: “Fare un elenco rigoroso di enti, organismi e società indispensabili allo svolgimento dell’attività istituzionali perché previsti da normative nazionali che la regione non può modificare. E una regola altrettanto rigorosa: tutti gli altri sono aboliti per legge”.
Appalti e delle concessioni “in house”: un furto con destrezza
Un sistema costoso ma efficiente? Per nulla. Il corrispettivo che i veneti pagano ogni anno alle società pubbliche solo per rifiuti, trasporto pubblico e acqua potabile ammonta a 1.563.912.073 euro, una media di 317,43 euro all’anno a famiglia. “Se assumiamo a parametro di confronto gli altri Paesi europei dove esiste concorrenza nella gestione dei servizi, scopriamo quanto ingiustificatamente alte siano le tariffe che paghiamo”, spiega Bottacin. Il motivo? Uno dei tanti sta nella pratica dell’affidamento diretto (cioè senza gara) in house, una delle modalità attraverso cui un ente pubblico può gestire i servizi pubblici locali. Campione veneta dell’affidamento in house in Veneto è Veritas. A solo titolo di esempio, Veritas possiede le seguenti partecipazioni ad imprese, controllate o collegate: Vier srl; Data Rec; Elios srl; Ecoprogetto Venezia Srl; Asvo; Alisea spa; Eco-Ricicli Veritas S.r.l; Sifa spa; Insula spa; Venis spa; Consorzio Venezia ricerche; Consorzio per la bonifica e la riconversione produttiva Fusina e Porto Marghera Servizi Ingegneria S.c.a.r.l. A tutte ovviamente vengono affidati appalti senza la necessità di gara e quindi di concorrenza.
Il caso Veneto.to: la dèbacle estiva dei numeri
Una delle indiscusse ricchezze del Veneto è il turismo. Paradigmatico degli sprechi in questo settore sono i risultati del portale di promozione turistica della Regione Veneto.to (registrato dal presidente Zaia alle isole Tonga con un intento polemico): “Mentre Veneto.to ad agosto 2014, nel picco della stagione turistica – scrive Bottacin ne “La Pancia del Leone” – è stato visitato da 55 mila visitatori unici (peraltro il 90% italiani), Visittrentino.it ne ha avuti 380 mila (il 20% in questo caso dall’estero). Stiamo parlando del portale turistico di una Provincia (pur autonoma) che conta 530mila abitanti, in pratica un decimo del Veneto. Molto meglio di noi anche il Friuli Venezia-Giulia che sempre ad agosto con turismofvg.it ha totalizzato 170mila utenti unici (dati Similarweb)”.
Cinque idee per il Veneto
Alla fine dell’inchiesta, costellata di proposte concrete per ridurre tasse e tagliare costi inutili, Bottacin propone cinque azioni concrete per il rilancio della regione:
1) Veneto Metropolitano – Il superamento della formula di città metropolitana per la costruzione di un Veneto metropolitano dove la Regione assuma un ruolo forte nell’infrastrutturazione delle connessioni tra i centri maggiori
2) Aggregazioni dei Comuni: ogni 50 comuni piccoli (che continueranno ad esistere, ma solo come centro di rappresentanza) si dovrà costituire una città, ovvero un’aggregazione di servizi e centro spesa
3) Azienda ospedaliera unica tra Padova e Verona e semplificazione delle Usl
4) Assunzione diretta dei medici di base e abolizione dei ticket sanitari
5) Costituzione di un Politecnico Veneto privato che punti ad attrarre studenti e docenti dall’estero